Giovedì 25 Aprile 2024

Charlie Gard, è il giorno della speranza

Londra, oggi il giudice decide se tentare le terapia sperimentale. I genitori: "Curiamolo in America"

Connie Yates e Chris Gard, genitori del piccolo Charlie (Lapresse)

Connie Yates e Chris Gard, genitori del piccolo Charlie (Lapresse)

Londra, 10 luglio 2017 - Oggi è il grande giorno della speranza per il piccolo Charlie affetto da una gravissima malattia degenerativa. Dopo mesi di battaglia legale, i genitori del bambino hanno ottenuto che il tribunale esaminasse in extremis una terapia sperimentale. L’udienza si tiene oggi alle ore 14 locali (le 15 in Italia). Fino a due giorni i medici del Great Ormond Street Hospital, volevano staccare la spina a Charlie. Poi hanno accettato l’intervento dei nove esperti internazionali di sindrome mitocondriale del dna, coadiuvati dall’ospedale Bambino Gesù di Roma per tentare una cura sperimentale. 

Solo il tribunale ora può decidere se dare una nuova chance di vita al bimbo. A farlo sarà lo stesso giudice, Nicholas Francis, che ad aprile aveva firmato la decisione di staccare le macchine che tengono in vita Charlie, successivamente confermata in altri due gradi di giudizio. È chiaro che Connie Yates e Chris Gard, mamma e papà di Charlie, non si sentano molto tranquilli, ma è anche vero che Mr. Justice Francis ad aprile si era mostrato aperto alla possibilità che Charlie potesse beneficiare delle cure che l’ospedale aveva ritenuto di non applicare. Durante l’udienza finale, Francis aveva più volte ripreso l’avvocato dei medici, che sosteneva non ci fossero prove dell’efficacia della terapia, dicendo: «Una volta non c’erano prove neppure del fatto che funzionasse la penicillina, invece guardi cos’è successo. La maggioranza delle cure, quando è all’inizio, non ha prove a suo favore». 

L’avvocato dell’ospedale aveva allora sostenuto che il bambino stesse soffrendo inutilmente, e ancora il giudice aveva ribattuto: «Se è capace di soffrire, allora è capace di provare piacere, come sostengono i genitori». Ma alla fine Nicholas Francis era stato convinto dai medici che non c’era più nulla da fare. Il giudice è stato promosso a presidente della sezione minori soltanto a novembre 2016 (prima era specializzato in divorzi). C’è chi rimarca il fatto che il giudice possa non avere l’esperienza sufficiente per gestire un caso di questo genere. 

Forse oggi dimostrerà quell’umanità che non è riuscito a far prevalere ad aprile. È quello che sperano Chris e Connie, che ieri hanno presentato all’ospedale londinese in cui è ricoverato Charlie una petizione con 350mila firme, in cui chiedono di portare il loro bambino negli Stati Uniti. Nonostante il Gosh si sia detto disponibile – dopo la sentenza del tribunale – a effettuare la terapia per Charlie, la fiducia fra medici e genitori è infatti venuta meno da tempo. Connie ieri ha dichiarato: «Ci sono sette esperti dalla nostra parte, dall’Italia, dall’America e da altri paesi, dicono che c’è un 10 per cento di possibilità che Charlie migliori. Lui è la nostra carne e il nostro sangue, pensiamo che, come suoi genitori, dovremmo avere il diritto di offrirgli questa opportunità di vita». 

Chris poi ha aggiunto: «Non è vero che il suo cervello è danneggiato catastroficamente, come hanno detto. Ci sono buone chance che il nostro bambino possa migliorare e Charlie se lo merita. Finché lui non molla, non molleremo neanche noi». Connie e Chris puntano ora all’America, dove proprio oggi due deputati repubblicani Brad Wenstrup e Trent Franks, presentano una proposta di legge al Congresso per concedere al piccolo e alla sua famiglia la residenza permanente negli Stati Uniti, in modo da facilitare l’arrivo di Charlie all’ospedale di New York, che lo aspetta a braccia aperte.