Mercoledì 24 Aprile 2024

Charlie Gard, l'ospedale Bambino Gesù pronto ad accoglierlo

Tentativo in extremis del nosocomio capitolino. Interviene anche Trump: "Pronti ad aiutare il piccolo Charlie"

I genitori stringono la mano del piccolo Charlie (Ansa)

I genitori stringono la mano del piccolo Charlie (Ansa)

Roma, 3 luglio 2017 - Potrebbe esserci una svolta nel caso Charlie Gard, il piccolo di sei mesi che vive attaccato alle macchine nell'ospedale Great Ormond Street di Londra. A poche ore dallo spegnimento dei macchinari, come stabilito in sede giudiziaria, l'ospedale Bambino Gesù di Roma si muove per chiedere il trasferimento di Charlie nella struttura capitolina. "Ho chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale", dice la presidente dell'Ospedale pediatrico Mariella Enoc. "Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci", aggiunge. "Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere", conclude la presidente.

Charlie Gard, il sorriso consegnato alla memoria

Sul caso continua a levarsi la voce del Santo Padre che segue "con affetto e commozione" la vicenda del piccolo Charlie ed esprime la propria vicinanza ai suoi genitori. lo ha dichiarato il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke, sottolineando che il Papa "per essi prega, auspicando che non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo". Nel frattempo, sul caso  interviene anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il tycoon offre il suo aiuto, scrivendo un messaggio su Twitter: "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come i nostri amici in Gb e il papa, saremmo felici di farlo".

Anche la Casa Bianca conferma che dopo aver appreso della situazione Trump ha offerto aiuto alla famiglia. Un portavoce precisa che il presidente in persona non ha parlato direttamente con i familiari del bimbo in quanto non vuole esercitare pressione in alcun modo, ma che membri dell'amministrazione vi hanno parlato in contatti facilitati dal governo britannico. "Il presidente sta solo tentando di aiutare se possibile", si sottolinea dalla Casa Bianca.

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