Catalogna, Corte Costituzionale vieta la seduta del parlamento per l'indipendenza

Ira del presidente dell'Aula: "Così è violata la libertà di espressione". Ennesimo monito di Rajoy: "Tornare alla legalità". Il commissario Ue all'Economia: "Catalogna indipendente non sarebbe membro Ue". Banco Sabadell trasferisce la sede ad Alicante

Catalogna, la protesta in piazza del 2 ottobre (Afp)

Catalogna, la protesta in piazza del 2 ottobre (Afp)

Barcellona, 5 ottobre 2017 - In Spagna è un braccio di ferro ormai estenuante. La Corte costituzionale spagnola ha sospeso infatti la sessione plenaria del Parlamento catalano prevista per lunedì, ammettendo un appello presentato dal Partito dei socialisti di Catalogna. Secondo l'appello, se quella plenaria dichiarasse l'indipendenza si produrrebbero una violazione della Costituzione e un "annichilimento" dei diritti dei deputati. Il governatore catalano, Carles Puidgemont, ha espresso la volontà di comparire lunedì davanti alla plenaria del Parlamento locale per discutere del risultato e degli effetti del referendum, con la dichiarazione d'indipendenza sul tavolo.  

image

Catalogna, cosa succede dopo il voto. Verso una soluzione soft

L'AVVERTIMENTO - La Corte dichiara "radicalmente nulla e senza valore effettivo alcuno" qualunque atto che sia contrario alla decisione di sospendere la seduta del Parlamento. Il Tribunale ha notificato la sua decisione alla presidente del 'Parlament', Carme Forcadell e ai membri della Camera catalana, e ha avvertito che "è loro dovere impedire o paralizzare qualunque iniziativa che ignori o eluda la sospensione". Le conseguenze di un atto contrario alla decisione del Tribunale potrebbero essere anche "penali", avverte ancora la Corte.

LE CONTROMOSSE - La decisione della Corte costituzionale spagnola "danneggia la libertà d'espressione" e ancora il Parlamento non ha deciso se la seduta si svolgerà ugualmente o meno. È quanto ha annunciato il presidente del Parlamento regionale, Carme Forcadell, aggiungendo che la decisione "mostra ancora una volta come le Corti vengano usate per risolvere problemi politici". Intanto i partiti indipendentisti hanno presentato una nuova proposta di convocazione del parlamento catalano lunedì prossimo per aggirare il veto. La nuova convocazione, che sarà esaminata domani dall'ufficio di presidenza, prevede, riferisce Tv3, un intervento del presidente Carles Puigdemont senza far riferimento al referendum di indipendenza.

RAJOY NON ARRETRA - E il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, in un'intervista all'agenzia Efe, lancia l'ennesimo monito: "La soluzione migliore, e credo che ciò lo condividiamo tutti, è il ritorno alla legalità: che tutte quelle persone e quei governanti che hanno deciso per conto loro e con il rischio di violare la legge e situarsi al di fuori di essa, tornino nella legalità". Rajoy ha chiesto al governatore della Catalogna di rinunciare "nel più breve tempo possibile" al suo progetto di dichiarare unilateralmente l'indipendenza, affermando che questa sia "la soluzione migliore" nonché quella che "eviterà danni maggiori". 

image

L'UE METTE LE MANI AVANTI - "Una Catalogna indipendente non sarebbe membro dell'Unione europea. L'Unione europea conosce un solo Stato membro: la Spagna". Così il commissario Ue all'Economia Pierre Moscovici durante la trasmissione 'Questions d'InfO'. Per l'alto responsabile Ue, il braccio di ferro tra Barcellona e Madrid è "una vicenda dolora che va trattata dagli spagnoli. Risolverla non spetta né a Parigi né a Bruxelles né ad altri".

LE PAURE E IL MEDIATORE - La spinta all'autodeterminazione della Catalogna deve fare i conti con la paura delle grandi banche e delle aziende, molte delle quali sarebbero pronte a lasciare la regione autonoma in caso di secessione. Per superare il muro contro muro si cerca un mediatore che promuova il dialogo tra il governo di Madrid e la Generalitat e da più parti si evoca un intervento del Vaticano. Di fronte al rischio che il divorzio dalla Spagna faccia precipitare la situazione economica della Catalogna, due storici istituti catalani, CaixaBank e Banco Sabadell si muovono. CaixaBank, la prima banca della Catalogna e la terza spagnola, sta pensando di trasferire la sede nelle Baleari, anche se al momento non è stata presa alcuna decisione: potrebbe anche lasciare il quartier generale nella capitale catalana ma spostare la sede legale per proteggere gli interessi dei correntisti. Banco Sabadell, il quarto istituto di credito spagnolo, ha invece già preso la decisione di trasferire la sede ad Alicante per poter continuare a operare sotto l'ombrello dell'eurosistema. La banca e la fondazione Caixa che la controlla hanno una presenza fortissima nella regione, tanto da un punto di vista economico finanziario che culturale e simbolica. "Non ci sarà nessuna fuga di aziende dalla Catalogna", ha assicurato da parte sua il vicepresidente della Generalitat, Oriol Jonqueras. I rischi per l'economia, però, si fanno sempre più concreti: Standard & Poors ha fatto sapere che nei prossimi tre mesi potrebbe declassare il debito sovrano della Catalogna. Le inquietudini politiche si sono riversate sugli investitori.