Mercoledì 24 Aprile 2024

Catalogna commissariata. Tutti i poteri a Madrid. Puigdemont, ipotesi arresto

Madrid scioglie il Parlamento della regione: "Si voterà il 21 dicembre". Destituiti Puigdemont e i suoi ministri. Via anche il capo dei Mossos. Il presidente catalano: "Resistenza democratica all'aggressione". Ma non convoca elezioni per la Costituente

Carles Puigdemont e Mariano Rajoy (Afp)

Carles Puigdemont e Mariano Rajoy (Afp)

Madrid, 28 ottobre 2017 - L'indipendenza della Catalogna è già finita: Mariano Rajoy ha assunto direttamente la presidenza della Catalogna e i suoi ministri le altre competenze. Oggi la Gazzetta Ufficiale (il Boletin Oficial del Estado) ha messo nero su bianco l'avvio del 'commissariamento' della regione nell'ambito dell'articolo 155 della Costituzione. Il capo del governo centrale Rajoy, che ieri ha assunto le funzioni e le competenze che corrispondono al presidente della Generalitat, il destituito Carles Puigdemont, previste nello statuto di autonomia, stamane ha delegato alla vicepremier Soraya Saenz de Santamaria le funzioni di presidente catalana.

Il testo della pubblicazione segnala la necessità di "garantire il funzionamento dell'amministrazione della Generalitat di Catalogna e dei suoi organismi". E di conseguenza tutti i consiglieri del Govern sono stati destituiti, proprio come previsto nel Consiglio dei Ministri straordinario di venerdì a Madrid, subito dopo l'ok del Senato. 

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Destituito anche il maggiore Josep Luuis Trapero, il capo dei Mossos d'Esquadra, dalla guida della polizia catalana. L'atto è stato firmato dal ministro dell'Interno, Juan Ignacio Zoido, che assume le competenze corrispondenti al ministero catalano dell'Interno.

Carles Puigdemont potrebbe essere arrestato già lunedì. Secondo il quotidiano As la procura dello Stato spagnolo infatti presenterà contro di lui, e contro il Govern catalano, una denuncia al tribunale supremo per sedizione e ribellione e chiederà misure cautelari. Lo Statuto di Catalogna prevede che il presidente della Generalitat venga giudicato dalla Corte suprema catalana per i reati commessi nella regione autonoma e presso il Tribunale supremo di Madrid per quelli commessi all'esterno. La teoria della Procura è che il reato sia da intendere come esterno alla Catalogna, per evitare che il procedimento giudiziario venga messo in campo in condizioni ambientali tese e favorevoli agli imputati. Tuttavia, secondo il giornale, non è detto che il Tribunale supremo si consideri competente, ma la procura preferisce rischiare. Il presidente catalano rischia anche 30 anni di reclusione per "ribellione". E l'accusa potrebbe essere estesa al vicepresidente Junqueras.

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PUIGDEMONT NON CONVOCA ELEZIONI - Il presidente catalano destituito non ha convocato elezioni per scegliere l'Assemblea costituente, come si ipotizzava prima del suo intervento. Puigdemont ha parlato dalla delegazione del governo di Girona. "La nostra volontà è continuare a lavorare per costruire un Paese libero", ha detto in un messaggio registrato apparendo tra due bandiere, quella della Catalogna e quella della Ue. Puigdmeont ha invitato alla "opposizione democratica all'applicazione dell'articolo 155" della Costituzione spagnola che ha definito una "aggressione premeditata alla volontà espressa dai catalani".

MINISTRO CATALANO: ANDIAMO AVANTI - "Andiamo avanti", è il tweet del ministro catalano Josep Rull, il primo a commentare la destituzione del Govern da parte di Madrid. Rull ha fatto sapere che l'amministrazione continua comunqua a lavorare e ieri sera, tra le altre cose, dopo la proclamazione della 'Reubblica', il Govern ha deciso interventi per la rete stradale per 9,5 milioni di euro.

LE REAZIONI - Unione Europea e Stati Uniti si sono schierati al fianco di Madrid. "La Spagna è il nostro unico interlocutore", ha detto il presidente della Ue, Donald Tusk. Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano ha sottolineato che l'Italia "non riconosce e non riconoscerà la dichiarazione unilaterale di indipendenza" del Parlamento Catalano. Sulla stessa linea il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani: "Nessuno in Europa riconoscerà l'indipendenza della Catalogna".

MARCIA DEGLI UNIONISTI - In serata un gruppo di manifestanti unionisti ha attaccato la sede di Catalunya Radio sulla Diagonal di Barcellona rompendo i vetri dell'ingresso e proferendo insulti contro i giornalisti riferisce l'agenzia Acn. Il gruppo si era staccato da una manifestazione di circa mille persone che, inalberando bandiere spagnole, sono scese in strada per protestare contro la proclamazione dell'indipendenza. La polizia catalana è intervenuta per proteggere l'emittente.