Caccia a Bin Laden junior. "Prendetelo vivo o morto"

Le teste di cuoio inglesi in Siria: è molto pericoloso

Hamza Bin Laden con dei pezzi di un elicottero Usa (Lapresse)

Hamza Bin Laden con dei pezzi di un elicottero Usa (Lapresse)

Beirut, 15 ottobre 2017 - A Raqqa, che sta per cadere, 40 teste di cuoio della Sas britannica cercano di prendere «vivo o morto» Hamza Bin Laden, l’erede designato di Osama. È uno dei loro «10 obiettivi di alto profilo». Dal 2010, l’anno nel quale fu liberato dall’Iran, è un fantasma, un’ombra che riaffiora con messaggi audio in momenti cruciali. Per questo motivo i soldati del Regno Unito che lo stanno cercando hanno solo una ricostruzione del suo volto fatta con il computer sulla base delle testimonianze. Del «principe della corona del terrore», 28 anni, due figli, c’è solo questa labile traccia. In maggio è stato avvistato in Siria.   Il suo ultimo messaggio audio è stato diffuso il 15 settembre poche ore prima che esplodesse, per fortuna solo parzialmente, un ordigno nella metropolitana di Londra. Nell’occasione Hamza invitava tutti i sunniti a unirsi nella «rivolta contro un complotto che in Siria mette insieme crociati, sciiti e russi». Un altro suo audio ha preceduto di dieci giorni l’attentato di Manchester, 23 morti al concerto di Ariana Grande. «Siate bravi nella scelta dei vostri obiettivi, in modo da arrecare un danno maggiore al nemico», esortava in inglese e in arabo. Le lotte costate decine di morti fra i qaedisti siriani di Jabhat al Nusra (che ora si chiama Jabhat Fateh al Sham) e i seguaci di Abu Bakr al Baghdadi erano volutamente oscurate. I due filoni rivali del jihadismo debbono unirsi. Questo è il progetto politico dell’erede di Osama bin Laden.   Nella casa di Abbottabad, la città del Pakistan nella quale viveva Osama, i Seals americani trovarono una lettera-testamento. Bin Laden ordinava al fedelissimo Atiyah Abd al Rahman di mandare il suo figlio più giovane in una scuola di studi religiosi del Qatar. Dovrà imparare, scriveva, a «confutare l’errore e i sospetti sollevati sullo sforzo per la guerra condotta per causa di Dio, la jihad». Hamza è nato a Gedda. Il padre lo ha portato con sé in Afghanistan. Un video girato nel novembre del 2011 a Ghazni lo riprende con il suo giocattolo preferito: sono i pezzi di un elicottero statunitense. In una foto con il padre tiene un kalashnikov appoggiato sulle cosce. Nel 2005 lo immortalano in azione. Partecipa a un assalto contro forze di sicurezza pachistane nella regione tribale del Waziristan meridionale. Ha appena 16 anni. Poi sparisce.   Riemerge nel luglio 2016 e promette vendetta. L’audio dura 21 minuti. Il titolo è «Siamo tutti Osama». Il primo proclama sonoro del «principe ereditario del terrore» arriva quando il territorio dell’autoproclamato Califfo si è ridotto a vista d’occhio. Sta fallendo il progetto di costituire uno Stato islamico che faccia risorgere una grande comunità musulmana in diversi Paesi, primi fra tutti l’Iraq e la Siria che furono divisi dopo la sconfitta dell’Impero ottomano alla fine della prima guerra mondiale.