Giovedì 25 Aprile 2024

Brexit, May ha firmato. Juncker: lo rimpiangerete

Lettera consegnata al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Negoziati difficili. Il presidente della Commissione Ue: "Unione è il posto migliore dove vivere"

Tim Barrow e Donald Tusk (Afp)

Tim Barrow e Donald Tusk (Afp)

Londra, 29 marzo 2017 - La Brexit ha avuto inizio. Il processo di divorzio tra Gran Bretagna e Unione europea è in atto dalle 13.20 di oggi. Theresa May ha firmato ieri sera la lettera di notifica all'Ue dell'ormai celebre articolo 50, quello che invoca l'uscita. La missiva è stata portata nella notte a Bruxelles, da un funzionario accompagnato da una guardia, per ragioni di sicurezza, ed è arrivata all'ambasciatore britannico Tim Barrow che l'ha consegnata al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. In quel momento, ovvero le 13.20, la Brexit è formalmente iniziata. 

Theresa May firma la lettera che sancisce l'avvio della Brexit (Ansa)TUSK - "Thank you and goodbye", grazie e  addio. Così Tusk dopo aver ricevuto la missiva da Barrow. D'ora in avanti i Consigli europei si terranno anche ufficialmente a '27', a partire da quello del 29 aprile dove saranno adottate le linee guida per la trattativa. Nella dichiarazione ufficiale "i leader sottolineano che agiremo all'unisono e che cominceremo i negoziati concentrandoci su tutti gli elementi chiave per avere un'uscita ordinata". Nella trattativa la priorità dovrà essere il giusto trattamento dei cittadini dei 27. E ancora: "Ci dispiace che la Gran Bretagna lasci l'Unione europea, ma siamo pronti per il processo che ora dovremo seguire". Quindi conclude: "Cosa posso aggiungere? Gran Bretagna, ci manchi già...".

JUNCKER: LO RIMPIANGERETE - Più incisivo l'intervento del presidente della Commissione Europea. "Questo è un giorno triste perché i britannici hanno deciso per iscritto di lasciare la Ue, una scelta che rimpiangeranno un giorno - ha detto Jean Claude Juncker concludendo la sua partecipazione al 'Dialogo con i cittadinì a La Valletta. "Nonostante le debolezze e gli errori, dobbiamo considerare che l'Ue è il miglior posto in cui vivere nel mondo".

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MAY - "Ho scelto di credere nella Gran Bretagna", ha detto la premier May alla Camera dei Comuni nel suo discorso sull'avvio della Brexit, un passo che ha definito "storico" e che ha indicato come "un'opportunità" per il Regno: l'opportunità di essere "più forte, più equo e più unito". Obiettivo: essere un grande Paese "globale". E ancora: "I giorni migliori sono davanti a noi, dopo la Brexit". Una promessa: "Manterremo e tuteleremo diritti lavoratori Ue" nel Regno Unito, "questa è una nostra priorità". May ha sottolineato che la Gran Bretagna farà il possibile per aiutare l'Ue e che continuerà la collaborazione nella lotta al terrorismo.

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LA SCOZIA SI AGITA - Nel frattempo, la Scozia sfida Londra: ieri Edimburgo ha votato per chiedere un secondo referendum dopo quello indipendentista del 2014. "Voglio semplicemente ricordare che la Scozia è parte del Regno Unito", ha ribadito a muso duro di Theresa May agli indipendentisti. L'assemblea scozzese, dal punto di vista costituzionale, non ha nessuna voce in capitolo dal punto di vista costituzionale sul dossier Brexit. 

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IL NEGOZIATO - La trattativa tra Ue e Gran Bretagna per le condizioni della Brexit si prospetta tutt'altro che semplice. Le posizioni iniziali sono abbastanza dure, con la prevalenza a Londra, per ora, della linea degli "hard brexiter", che immaginano una uscita del Regno Unito non solo dall'Ue, ma anche dal suo mercato unico (escludendo, quindi, accordi come quelli esistenti tra l'Ue e la Norvegia o l'Islanda). Gli europei, da parte loro, giurano che non accetteranno mai un accordo che mantenga la libera circolazione di merci, servizi e capitali, ma non delle persone. Se nessuno recederà da queste posizioni, vi sarà il ritorno delle tariffe e delle dogane ai confini fra il Regno Unito e l'Ue, compresa la frontiera fra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, oltre che la fine della libera circolazione delle persone.  Bruxelles, inoltre, ha fatto circolare la cifra di 60 miliardi di euro che Londra dovrebbe pagare per onorare tutti i contratti sottoscritti da Stato membro dell'Ue, per finanziare il bilancio comunitario (la programmazione in corso copre i sette anni dal 2014 al 2020), compresi i programmi di coesione e le spese amministrative (anche, ad esempio, per le pensioni dei funzionari europei di nazionalità britannica). Si tratta di una cifra su cui, con tutta probabilità, si negozierà a lungo. Come su tutto il resto.

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