Bimbo caduto nel pozzo a Malaga, trovati capelli di Julen. "Sonda scesa a 80 metri"

Costruiti due tunnel, si lavora ora a una piattaforma sotterranea. "Il bambino potrebbe essere vicino". Il padre dopo lo sfogo di ieri: "Stanno andando avanti, vedo un po' di luce"

Operazioni di soccorso per Julen (Ansa)

Operazioni di soccorso per Julen (Ansa)

Malaga, 16 gennaio 2018 - Non si spegne la speranza attorno al piccolo Julen, il bimbo caduto nel pozzo di 107 metri domenica a Totalan, vicino a Malaga. Anche se la corsa contro il tempo, man mano che passano le ore, si fa sempre più drammatica. I soccorritori lavorano ininterrotamente giorno e notte da quando è stato lanciato l'allarme. Il primo obiettivo è localizzare il piccolo, due anni, nelle prossime 24-48 ore. Durante le operazioni di questa mattina sono state trovate tracce biologiche all'interno del pozzo, tra cui alcuni capelli. Gli esami del Dna hanno confermato che appartengono al bambino scomparso. "Ora abbiamo la certezza che Julen è lì sotto", ha detto la sottodelegata al governo Marì Gàmez. Smentite una volta per tutte le voci di coloro che non credevano alla versione dei genitori ed erano convinti che il bambino non fosse caduto affatto nel pozzo. "Dopo aver trovato le tracce biologiche, scaviamo con ancora più convinzione. Sappiamo che potrebbe essere vicino", ha aggiunto nel primo pomeriggio la Gaméz. La vicenda tiene col fiato sospeso la Spagna e il mondo intero, con un tam tam sui social da una parte all'altra dell'oceano. 

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LA MAPPA

DOPPIO TUNNEL - Le squadre di soccorso hanno aperto due tunnel: uno laterale ed orizzontale, approfittando della pendenza della montagna, l'altro parallelo. Si cerca di aggirare così il pozzo e arrivare al punto dove si trova il piccolo. E proprio in questa logica, nel tardo pomeriggio sono state momentaneamente interrotte le operazioni di scavo, per costruire sottoterra una piattaforma che consenta dalle due gallerie di accedere al punto dove si valuta sia il bambino.

Oggi, intanto, il robot-sonda con le telecamere ha toccato una profondità di 80 metri, senza però ancora raggiungere Julen. I tecnici dirigono le operazioni del macchinario con l'ausilio di monitor, quasi come fosse un'operazione chirurgica. Si è deciso anche di intubare le pareti della cavità 'madre', dov'è precipitato il bambino, per fortificarle alla luce delle "difficoltà tecniche" sorte nella costruzione dei due tunnel. La parte finale delle due gallerie sarà scavata dal gruppo di minatori esperti giunti dalle Asturie e dall'impresa svedese Stockholm Precision Tools AB, che localizzò e trasse in salvo i 33 minatori imprigionati in una miniera in Cile nel 2010. Un'operazione altamente rischiosa, sia per Yulen, sia per i soccorritori. Offerte di aiuto, va sottolineato, sono arrivate da ogni parte del mondo. 

falseLE OPERAZIONI - I lavori del tunnel sono cominciati alle sette di ieri, dopo che per tutta la notte le squadre di soccorso avevano estratto terra con il macchinario; non erano però riuscite ad arrivare al bambino avendo trovato una massa compatta che non si era può estrarre, a circa 73 metri di profondità. Massa che ora, grazie alla costruzione dei due tunnel, appare superata. Il robot procede molto lentamente proprio per la terra franata dalle pareti. La complessità dell'intervento è data anche dalle dimensioni del della cavità, di 25 centimetri di diametro. A rendere ulteriormente critico il quadro il fatto che il pozzo sia illegale: non esiste alcun documento antecedente l’incidente che descriva come è fatto. 

Malaga, il pozzo dove è caduto il bambino a Totalan (Ansa)
Malaga, il pozzo dove è caduto il bambino a Totalan (Ansa)

LETIZIA DI SPAGNA - La regina Letizia di Spagna ieri ha telefonato al sindaco di Totalan, per avere informazioni sulle operazioni di soccorso. Letizia ha chiamato il primo cittadino per esprimere la sua solidarietà ai genitori di Julen e sostegno al lavoro che stanno facendo le squadre di soccorso per cercare di localizzarlo.

LA RABBIA DEL PADRE - La famiglia del piccolo ha un passato drammatico. I genitori hanno già perso un altro bambino, Olivier, nel 2017, colto da ‘morte improvvisa’, forse un infarto, mentre passeggiava su una spiaggia con il papà e la mamma. E proprio il padre del piccolo ieri si è sfogato tutta la sua disperazione, attaccando le autorità: "Non state facendo nulla", ha detto. "Non vedo i mezzi che sarebbero necessari in questi momenti. Penso solo a tirare mio figlio fuori di là, e che mi dica papà".

Oggi l'uomo è tornato sulle sue dichiarazioni, spiegando che si riferivano a quanto accaduto nelle prime fasi dei soccorsi. Quindi ha ringraziato tutti coloro che stanno lavorando con la Guardia Civil per salvare Julen. "Stanno andando avanti, vedo un po' di luce", ha detto. "Abbiamo un angelo che ci aiuta a che Julen esca fuori vivo", ha aggiunto riferendosi al primogenito morto all'età di 3 anni.

I PRECEDENTI - La stampa spagnola ricorda due casi simili del passato, uno a lieto fine, l'altro no. Nell'ottobre del 1987, a Midland, in Texas, venne salvata una bimba, Jessica McClure, 18 mesi, rimasta 58 ore in fondo a un pozzo profondo quasi 9 metri. L'altro caso purtroppo è tragico e ben noto agli italiani. Si tratta di Alfredino Rampi, il bimbo di 6 anni, che nel 1981 cadde in un pozzo a Vermicino, alle porte di Roma. Anche in quel caso, una nazione intera rimase col fiato sospeso. Finché la speranza non lasciò spazio all'amara realtà: Alfredino era morto.