GIOVANNI PANETTIERE
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Strage di Nizza, risarcimenti flop. "Pochi soldi e tempi troppo lunghi"

L’ira dei parenti delle vittime. Macron: prometto che vi sosterremo

Nizza, fiori sul luogo dell'attentato (da Qn)

Nizza, fiori sul luogo dell'attentato (da Qn)

Nizza, 15 luglio 2017 - Come se non bastasse il ricordo indelebile di chi ha perso la vita sulla Promenade o il calvario degli interventi chirurgici per gli scampati al tir della morte. A un anno dalla strage di Nizza, vero giro di boa nella strategia dell’Isis che da quel giorno iniziò a seminare morte nelle città d’Europa con camion e auto lanciati sulla folla, tiene banco la beffa degli indennizi a favore dei feriti e dei parenti delle 86 vittime. Risarcimenti a singhiozzo, lontani non solo dalle aspettative dei diretti interessati, ma anche da quel senso di giustizia che, pur se difetta della forza di riportare in vita chi non c’è l’ha fatta, contribuisce a lenire il dolore.  Dal giorno dell’attacco le autorità francesi hanno ricevuto 2.420 richieste d’indennizzo da parte dei familiari dei deceduti e dai sopravvisuti alla follia omicida di Mohammed Bouhlel, il terrorista che al volante di un tir piombò sul lungomare di Nizza stracolmo per i festeggiamenti in memoria della presa della Bastiglia. Lo Stato, attraverso il Fondo di garanzia per le vittime del terrorismo, ha messo a disposizione dei feriti 6,7 milioni di euro a titolo d’indennizzo. Ai parenti dei caduti, invece, le autorità avrebbero fatto singole offerte di denaro sulla cui entità vige il più stretto riserbo. C’è chi, sfinito dall’attesa di vedersi riconosciuto un scampolo di giustizia, ha accettato la somma proposta, anche se a ribasso, e chi, insoddisfatto dell’offerta, sta continuando la battaglia legale.  «Lo Stato non abbandonerà mai la ricerca della verità, né il sostegno giuridico e finanziario alle vittime», è stata la promessa del presidente francese Emmanuel Macron, intervenuto ieri alla commemorazione della mattanza. Ad ascoltarlo sulla Promenade c’era anche Gaetano Moscato, 71 anni, torinese il nonno eroe che per salvare la vita ai suoi nipotini ha perso una gamba maciullata dalle ruote del tir.  «È stata una cerimonia molto toccante – trattiene l’emozione –. In questi mesi le autorità francesi mi hanno sostenuto con degli acconti per i lavori di ristrutturazione della mia casa, necessari a renderla abitabile da me che non ho più un arto. Mi auguro che arrivino anche dei risarcimenti veri e propri, ma qui il discorso si fa più complesso. La Francia paga solo dopo che la persona è guarita. Un sistema un po’ assurdo visto che nel mio caso vorrei davvero sapere quando potranno considerarmi ristabilito. Io la gamba l’ho persa per sempre». Roberta Cappelli è la nuora di Angelo D’Agostino e Gianna Muset, due delle sei vittime italiane dell’attentato. Lei e suo marito hanno deciso di accettare il risarcimento offerto dai francesi. Per sfinimento più che altro. «Siamo stanchi – confida la parente della coppia di Voghera, 71 anni lui, 68 lei –, a questo punto vogliamo solo andare avanti. La cifra non è enorme, ma volevamo chiudere».  Pietro Massardi, residente a Piasco, nel Cuneese, a Nizza ha perso la moglie, Carla Gaveglio. Almeno ha potuto riabbracciare la figlia Matilde, 15 anni, ferita a una gamba. Un anno dopo l’attacco non se l’è sentita di partire alla volta della Francia per la commemorazione. «Mi sembra di essere dentro un frullatore – spiega –, i ricordi sono tremendamente vivi. E poi ci sono le questioni burocratiche... Mia figlia ha subito cinque operazioni, tre in Francia e due in Italia. I francesi spontaneamente hanno pagato tutti gli interventi che hanno permesso a Matilde di rimettersi e di terminare così con successo il primo anno all’istituto alberghiero». E il risarcimento per la morte della moglie? «Preferisco non parlarne, è una questione ancora aperta». Quanto sia difficile ottenere un giusto indennizzo lo sanno bene anche a Sulmona, provincia dell’Aquila, nella casa di Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne morta a Berlino il 19 dicembre scorso, nell’attacco fotocopia di quello a Nizza. In questi mesi i genitori hanno denunciato l’impossibilità di ricevere un risarcimento dalle istituzioni tedesche. Colpa di una legge, risalente al 1985 che lo esclude per i danni causati alle vittime di crimini violenti commessi «con un veicolo a motore o un rimorchio». Fabrizia è come se sia stata vittima di un incidente stradale. Mica dell’Isis.