Mercoledì 24 Aprile 2024

Attentato New York, l'Isis rivendica: "E' un nostro soldato"

Intanto Trump continua a chiedere la pena di morte per Saipov, mentre dice di aver rinunciato all'idea di trasferirlo a Guantanamo

Nwe York, fiori e bici sul luogo dell'attentato(Afp)

Nwe York, fiori e bici sul luogo dell'attentato(Afp)

New York, 3 novembre 2017 - "E' un soldato del califfato". L'Isis, rivendicando l'attentato a New York di martedì scorso, in cui sono morte otto persone, ha definito così l'autore della strage, l'uzbeko Sayfullo Saipov nonostante non abbia mai esplicitamente fatto il suo nome.

"Uno dei soldati dello Stato Islamico in America ha attaccato martedì dei crociati in una strada di New York, vicino al monumento dedicato a quanti persero la vita nell'incursione dell'11 settembre", si legge nel giornale al-Naba, che ha riportato le parole del gruppo terroristico.

Sembrerebbe un'azione coordinata quindi quella che ha spinto il 29enne di origine uzbeka a lanciarsi con il suo furgone su una pista ciclabile, causando a New York il peggiore attentato dal 2001. L'Isis non ha però fornito alcuna prova che fosse al corrente dell'attacco prima che accadesse o che comunque fosse coinvolto nella pianificazione. Saipov, subito dopo l'arresto, aveva detto alle autorità di aver agito in nome dello Stato Islamico e che a ispirarlo sarebbero stati proprio i video dell'Isis. Da quello che è emerso nei giorni seguenti all'attacco, l'uomo sarebbe totalmente devoto al gruppo terroristico, tanto da aver chiesto alle forze dell'ordine che nella sua stanza d'ospedale venisse appesa una bandiera del Califfato.

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TRUMP - Intanto, il presidente americano Trump ha chiamato il suo omologo argentino Macri per esprimere le condoglianze per la perdita dei cinque connazionali nell'attacco. Il tycoon ha sottolineato "pieno supporto alle indagini e ha ribadito l'impegno Usa a lavorare con i partner e gli alleati stretti come l'Argentina per prevenire questi atti codardi di terrore".

Trump ha anche rinunciato all'idea di mandare Sayfullo Saipov nella prigione di Guantanamo, il carcere di massima sicurezza allestito dagli Stati Uniti a Cuba dopo l'attacco alle Torri Gemelle del 2001. Lo ha detto rispondendo ai cronisti ai quali ha invece ribadito l'auspicio che venga condannato a morte.  L'ultima volta che un prigioniero è stato mandato a Guantanamo risale al 2008 e non è mai capitato che qualcuno venisse trasferito dagli Stati Uniti nel carcere di massima sicurezza a Cuba, dove sono rimasti pochi detenuti dopo che l'ex presidente, Barack Obama, aveva avviato il processo per la sua chiusura. "E' positivo che il presidente Donald Trump abbia capito che processare Saipov in un tribunale federale sarebbe più veloce e meno complicato dal punto di vista legale rispetto a quanto non avverrebbe mandandolo a Guantanamo davanti ad una commissione militare", ha osservato sul New York Times John B. Bellinger III, consigliere della Casa Bianca nell'era di George W. Bush. 

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