Ankara (Turchia), 25 dicembre 2013 - Lo scandalo corruzione in Turchia rischia di travolgere il premier Recep Tayyop Erdogan: tre dei suoi ministri, quelli dell’Interno, Economia e Ambiente, si sono dimessi dopo che i loro figli sono finiti in manette in una ‘tangentopoli’ legata a licenze edilizie in aree urbane che finora ha portato all’arresto di oltre 50 persone.

I primi ad annunciare le dimissioni sono stati Zafer Caglayan (titolare dell'Economia) e Muammer Guler (dell'Interno). A loro, poche ore più tardi, si è aggiunto anche il collega Erdogan Bayraktar, il quale ha invitato anche il primo ministro a lasciare: "Per il bene ed il benessere di questo paese, credo debba dimettersi".

RIMPASTO DI GOVERNO - Erdogan, come ai tempi della protesta di Gezi Park, è tornato a invocare un complotto straniero per minare l’ascesa della Turchia. La bufera che si è abbattuta sull'esecutivo, però, rischia di danneggiare seriamente il suo partito, Akp, a tre mesi dalle cruciali elezioni amministrative di marzo. Per cercare di ridare lustro alla sua leadership, il premier ha presentato una nuova lista di ministri: il rimpasto di governo riguarda non solo i dicasteri dell’Interno, dell’Economia e dell’Ambiente rimasti privi di un titolare, ma prevedono anche la sostituzione di quello per l’Unione europea (anche lui coinvolto nel caso di corruzione) e di quello della Giustizia.

SCONTRI A ISTANBUL - Intanto a Istanbul circa 5mila persone sono scese in piazza per chiederne le dimissioni. Scontri si sono registrati tra la polizia e i manifestanti: le forze dell’ordine hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti nel quartiere di Kadikoy, nella parte orientale della città. Proteste anche a Besiktas, nella zona europea di Istanbul.

SCOSSONO IN BORSA - Lo scossone, per ora, ha fatto crollare la borsa: l’indice della piazza turca ha lasciato sul terreno il 3% dopo l’annuncio delle dimissioni dei tre ministri.