San Pietroburgo, 6 settembre 2013 - Nessun cenno alla Siria è contenuto nelle 27 pagine di dichiarazione finale, pubblicate sul sito ufficiale del G20, che mettono fine alla riunione dei leader mondiali a San Pietroburgo, in Russia. Per quanto la crisi siriana non fosse ufficialmente in programma, si tratta di un silenzio che denuncia la mancanza di una posizione condivisa non soltanto su un eventuale intervento militare nel paese, ma anche sull’opportunità di denunciare il presunto uso di armi chimiche nel conflitto siriano come una violazione delle leggi internazionali.

USA-RUSSIA, RESTANO LE DIVERGENZE - Vladimir Putin e Barack Obama hanno avuto un incontro bilaterale a margine dei lavori del G20 in corso a San Pietroburgo: lo ha reso noto uri Ushakov, consigliere dello stesso Putin per la politica estera, secondo cui i due leader hanno peraltro constato il persistere di divergenze reciproche a proposito della crisi in Siria.

IL PRESIDENTE RUSSO - Nella conferenza stampa finale del G20 di San Pietroburgo, Putin ha espresso preoccupazione per l’impatto che un’azione militare in Siria potrà avere sull’economia mondiale. Putin ha confermato che l’incontro con il collega americano a margine del G8, pur definito amichevole, non ha prodotto svolte sulla Siria e non ha dato luogo a convergenze. Putin ha detto che la Russia continuerà a fornire il suo sostegno alla Siria in caso di attacco militare da parte degli Usa e dei loro alleati. "Aiuteremo la Siria? Sì" ha detto Putin rispondendo a una domanda.

IL PRESIDENTE USA - Assad "è una minaccia per la pace e per la sicurezza mondiale". Lo ha ribadito il presidente Usa Barack Obama anunciando anche che martedì prossimo il presidente si rivolgerà agli americani in un intervento dalla Casa Bianca. Obama vorrebbe agire con l’assenso delle Nazioni Unite, ma la "paralisi" al Consiglio di Sicurezza sulla Siria dovrebbe spingere le nazioni a lanciare un’azione militare senza la sua autorizzazione. "Se siamo seri nel voler sostenere il divieto di uso di armi chimiche, allora una risposta internazionale è richiesta" anche se non arriverà "attraverso il Consiglio di Sicurezza" ha detto.

FAVOREVOLI E CONTRATI - Putin ha elencato i Paesi pro e contro l’azione militare in Siria: tra i primi ha indicato gli Usa, la Turchia, il Canada, la Francia, l’Arabia Saudita, precisando che anche il premier britannico Cameron si è pronunciato a favore benché il parlamento non abbia dato la sua approvazione; nel fronte del no ha citato la Russia, la Cina, l’Italia, l’India, l’Indonesia, l’Argentina, il Brasile, il Sudafrica, oltre al segretario generale dell’Onu. In pratica Putin ha smentito il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che parlava di una maggioranza di Paesi a favore dell'intervento.

LETTA  - "Risultati importanti dal punto di vista economico e finanziario, ma permane in modo molto doloroso la divisione sul tema della Siria. Lavoreremo affinché la divisone rientri, lavoreremo per una soluzione politica ma anche per ribadire la condanna sull’uso delle armi chimiche". Lo afferma il premier Enrico Letta, sottolineando la "profonda delusione" per le divisioni.

DICHIARAZIONE CONTRO LE ARMI CHIMICHE - I leader e rappresentanti di Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Arabia Saudita, Spagna, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti d’America hanno siglato una dichiarazione contro l’uso delle armi chimiche in Siria a margine del summit G20 a San Pietroburgo, in Russia. Lo rende noto la Casa Bianca in una nota. "La norma internazionale contro l’uso di armi chimiche è di lunga data e universale. L’uso di armi chimiche diminuisce ovunque la sicurezza delle persone in tutto il mondo. Lasciato incontrastato tale uso, aumenta il rischio di un ulteriore utilizzo e proliferazione di queste armi. Noi condanniamo con la massima fermezza l’orribile attacco con armi chimiche nei sobborghi di Damasco il 21 agosto che è costato la vita di tanti uomini, donne e bambini”.

POWER - E l'ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu, Samantha Power, parlando in serata dalla sede del think tank Center for American Progress di Washington, ha affermato: "abbiamo esaurito le alternative all'azione militare".

PAPA TWITTA: PACE SUPERA BARRIERE - "La pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità #prayforpeace". Così Papa Francesco su Twitter.

CINA, XI:  LA CRISI NON SI RISOLVE BOMBARDANDO - "La crisi in Siria non si risolve con i bombardamenti. E spero che prima di agire alcuni Paesi ci pensiono due volte": lo ha detto il leader cinese, Xi Jinping. "Una soluzione politica è l’unica via da seguire", ha aggiunto Xi.

OBAMA A CINA: IMPORTANTE LAVORARE CON L'ONU, MA SERVE INTERVENTO - Il presidente americano, Barack Obama, ha detto al leader cinese, Xi Jinping, che sulla Siria è importante continuare a lavorare con l’Onu, ma allo stesso tempo ha ribadito la necessità di un intervento contro il regime di Assad, responsabile dell’uso di armi chimiche. Lo afferma la Casa Bianca.

APPELLO DEL PARLAMENTO SIRIA A CONGRESSO USA: VOTATE CONTRO OBAMA - Il parlamento siriano si è oggi rivolto al Congresso Usa chiedendo di votare contro la proposta del presidente americano Barack Obama di condurre attacchi militari contro obiettivi del regime di Damasco. Lo ha riferito la tv di Stato, citando il presidente dell’Assemblea del Popolo Jihad al Lahham.

ERDOGAN: QUASI TUTTI PRO ATTACCO -  Quasi tutti i leader al G20 sono d’accordo con la necessità di un intervento militare in Siria. Lo ha detto il premier turco Recep Tayyip Erdogan in una conferenza stampa al termine del vertice.

MOSCA: NON BOMBARDATE SITI CHIMICI, E' PERICOLOSO - La Russia ha messo in guardia gli Stati Uniti dal “pericolo” di inserire tra gli obiettivi di un intervento militare in Siria i siti che custodiscono l’arsenale chimico di Damasco. “Apprendiamo con particolare preoccupazione il fatto che le infrastrutture militari che garantiscono l’integrità e la sicurezza dell’arsenale chimico della Siria sono tra i possibili obiettivi di attacchi”, si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri russo. “Tali azioni rappresentano una pericolosa nuova svolta nel tragico sviluppo della crisi siriana”, ha ammonito il dicastero.

USA EVACUATA AMBASCIATE BEIRUT E AL CONFINE TURCO -Il personale “non essenziale” dell’ambasciata americana a Beirut sarà presto evacuato, assieme a tutti i familiari, a causa di “minacce contro gli edifici e il personale della missione statunitense”. “Il 6 settembre 2013 il Dipartimento di stato ha deciso di allontanare tutto il personale non essenziale e i familiari dell’Ambasciata di Beirut a causa di minacce”, si legge sul sito online della sede diplomatica. Stesso provvedimento per il consolato generale ad Adana, città della Turchia vicina al confine con la Siria.

UE: MOLTI INDIZI INDICANO DAMASCO RESPONSABILE  - I ministri della Difesa europei hanno concordato oggi a Vilnius sul fatto che delle armi chimiche sono state utilizzate il 21 agosto in Siria e che “numerosi indizi” ne rendono Damasco responsabile. “Tutti i ministri hanno denunciato l’utilizzo di armi chimiche e il fatto che coloro che le hanno utilizzate devono assumersene la responsabilità”, ha dichiarato alla stampa Juozas Olekas, ministro della Difesa lituano, il cui Paese attualmente detiene la presidenza di turno dell’Unione europea. “Numerosi indizi ci consentono di concludere che le armi chimiche sono state utilizzate dal regime” di Bashar al Assad, ha aggiunto.

BAN KI-MOON: NO AD AZIONE AVVENTATA  - Un’azione militare “avventata” in Siria potrebbe causare “serie e tragiche conseguenze” e portare a “a ulteriori violenze settarie”: è il monito del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che è intervenuto a San Pietroburgo a un incontro sui temi umanitari promosso dalla Gran Bretagna a margine del summit del G20.

IN CORSO ANALISI PER  SCOPRIRE GAS SARIN - Il presunto utilizzo di gas sarin in Siria lo scorso 21 agosto potrà essere confermato se gli scienziati, che stanno analizzando i campioni di tessuto delle vittime raccolti dagli ispettori Onu, vedranno tre numeri: 99, 125 e 81. Queste cifre formano una sorta di impronta digitale del sarin e, come per ogni composto chimico, rappresentano una particolare distribuzione che si ottiene dai frammenti in cui si scompone una molecola. In un processo che richiede circa due settimane, i chimici stanno cercando di portare prima allo stato liquido e poi a quello gassoso i campioni di tessuto e sabbia prelevati a Damasco. Per fare ciò, gli scienziati dissolvono i reperti in un solvente e li agitano, per poi metterli in una sorta di forno chiamato cromatografo. I campioni vengono così riscaldati fino a trasformare il liquido in gas, e i composti chimici vengono separati. A questo punto il sospetto sarin è isolato ma ancora non identificato, in quanto il cromatografo lo ha solo separato dal resto del campione. I singoli composti chimici ottenuti vengono inseriti in uno spettrometro di massa che, tramite l’invio di un elettrone, separa la sospetta molecola di sarin ottenendone lo schema di composizione. Se nei campioni fosse presente il sarin, a questo punto i chimici leggerebbero le cifre 99, 125 e 81.