Mercoledì 24 Aprile 2024

Calo di memoria? A volte può essere il fegato

Irritabilità e confusione mentale sono manifestazioni tipiche dell'encefalopatia epatica. Un antibiotico aiuta a ristabilire il microbiota intestinale, gli squilibri nel tubo digerente scatenano la sofferenza psichica

Encefalopatia epatica: confusione mentale e amnesie, ma il problema parte dal fegato

Encefalopatia epatica: confusione mentale e amnesie, ma il problema parte dal fegato

Milano, 22 ottobre 2014 - Difficoltà nelle capacità a gestire lo spazio e ad eseguire movimenti che prevedono precisione, deficit di memoria, di attenzione e concentrazione possono avere varie cause psichiche e organiche, non facili da valutare se si presentano con manifestazioni minime. Potrebbe trattarsi anche di encefalopatia epatica in uno stadio iniziale, una delle complicanze neuropsichiatriche della malattia epatica acuta o cronica che, trascurata, può incidere pesantemente sulla qualità e aspettativa di vita del paziente (oltre a poter provocare incidenti stradali).

Osservare questa tipologia di sintomi può essere davvero importante per evidenziare una patologia epatica in una fase precoce e riuscire a prevenire la cirrosi, ha affermato Antonio Gasbarrini, ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore di Medicina Interna e Gastroenterologia al Policlinico Gemelli, Roma, durante un workshop tenutosi a Milano il 15 ottobre scorso. Ogni malato di cirrosi, la fase più grave della malattia epatica con una forte compromissione delle funzioni del fegato, può sviluppare encefalopatia epatica. Si stima che circa novemila pazienti siano ospedalizzati ogni anno in Italia a causa di questa patologia. Si tratta tuttavia di dati sottostimati: l’encefalopatia epatica raramente viene riconosciuta e quindi riportata sulla cartella clinica come diagnosi primaria. Raccogliere i dati sulla sua prevalenza è quindi piuttosto difficile. La sottostima è ancora più marcata se si considera l’encefalopatia epatica minima, la forma iniziale del disturbo caratterizzata da sintomi lievi che spesso passano inosservati. Una volta che si verifica il primo evento è molto probabile che ne seguano altri, con intervalli di tempo sempre minori. Per questo è importante, dopo il primo attacco, adottare una corretta strategia di prevenzione delle recidive.

Oggi possiamo prevenire le ricadute agendo sui fattori di rischio – alimentazione, farmaci assunti, stile di vita – ma anche trattando i pazienti in modo da ristabilire l'equilibrio del microbiota (l’ambiente batterico) intestinale. E questo si può fare grazie a rifaximina, un antibiotico che non viene assorbito dall'organismo e pertanto generalmente ben tollerato, dichiara ancora il professor Gasbarrini.

L'encefalopatia epatica è una condizione clinica che, se non individuata e trattata in maniera appropriata, può incidere pesantemente sulla qualità di vita del paziente, fino ad essere invalidante. Cali dell'attenzione, difficoltà di concentrazione e deficit delle abilità spaziali sono i primi segnali, risultanti anche in un aumentato rischio di incidenti stradali. I segni più eclatanti sono deficit cognitivi, confusione, difficoltà a svolgere lavori manuali di precisione. Nei casi più gravi si arriva anche al coma. Lo spettro dei sintomi è talmente vasto che spesso vengono scambiati per qualcosa di diverso, afferma Erica Villa, ordinario di Gastroenterologia all'Università di Modena e Reggio, direttore della Gastroenterologia nel Policlinico modenese. Si tratta spesso di pazienti anziani e già malati da tempo. Stati confusionali, irritabilità o cambiamenti di umore possono essere causati anche dall'invecchiamento. Ma esistono dei test neuropsicologici che possono dare la certezza della diagnosi.

Chiara Bettelli