Lunedì 15 Aprile 2024

Un vuoto imbarazzante

SE CI FOSSE STATA una regia, una volontà politica, sarebbe stata geniale. Da settimane i giornali (non il nostro) e le televisioni (tutte) annunciavano la calata dei barbari su Roma e raccontavano le imponenti misure di sicurezza per contenere l’inevitabile messa a messa a ferro e fuoco della Capitale da parte dei black bloc. Non è accaduto. Niente scontri significativi, niente molotov, niente devastazioni. Un’assenza di notizie collaterali che ha costretto i media a concentrarsi sull’evento principale: le celebrazioni dei sessant’anni dei Trattati di Roma, da cui prese il via la Cee, e la dichiarazione dei 27 capi di Stato e di governo e dei vertici delle istituzioni comunitarie sul futuro che ci attende. Se ci fosse stata una regia, sarebbe stata geniale e addirittura diabolica perché i riflettori del mondo sono stati di conseguenza costretti ad illuminare un grande, clamoroso e imbarazzante vuoto. Vuoto politico, vuoto di leadership, vuoto di prospettive. Al netto della retorica, del «sogno di pochi diventato speranza di molti», dell’intenzione di favorire «il progresso economico e sociale» (e ci mancherebbe...) e di affermazioni scaramantiche tipo «la nostra Unione è indivisa e indivisibile», la dichiarazione finale del vertice è acqua fresca. Scompare persino quel riferimento al contrasto dell’«immigrazione illegale» presente nella dichiarazione che, dieci anni fa, a Berlino concluse un vertice analogo. Un compromesso al ribasso per mettere d’accordo tutti. Ma l’accordo è fondato sul nulla. Nessun accenno a una nuova governance, a un diverso ruolo della Bce, a un mutato approccio al tema dei debiti sovrani e alle crisi internazionali. Solo un vago riferimento alla possibilità di procedere «con ritmi e intensità diversi». Di questa inconsistenza politica i cosiddetti populismi sono l’effetto, non la causa. Ce lo ha ricordato ieri l’inerzia dei black bloc, dovuta anche al buon lavoro di prevenzione svolto dal Viminale.