Giovedì 18 Aprile 2024

Si salvi chi può

La politica non c’entra. Non c’entrano le identità dei partiti né le loro radici culturali. Men che meno c’entrano le scelte del governo. La fibrillazioni a sinistra e la transumanza dei centristi da sinistra a destra hanno un’unica spiegazione: la sopravvivenza del ceto politico. Siamo al “si salvi chi può”, unico obiettivo è la rielezione. Hanno cominciato gli scissionisti di D’Alema, mossi da umano rancore nei confronti di Matteo Renzi e, come ha osservato lo psicanalista Massimo Recalcati, incapaci di elaborare il lutto legato alla «fine storica della vecchia sinistra». È ora il turno degli alfaniani, che dall’inizio della legislatura hanno già cambiato cinque volte nome al loro partito e col pretesto dello ius soli danno oggi l’addio all’alleanza col Pd. Renzi li ha sedotti e abbandonati, Berlusconi li sta probabilmente illudendo. Ma tant’è, il piano inclinato della convenienza politica li porta a rotolare verso FI. È perciò ufficiale, il governo Gentiloni non ha più una maggioranza parlamentare. Ma non c’è problema: se Alfano è considerato un traditore da Forza Italia per aver sostenuto un esecutivo di sinistra, ora a svolgere la funzione di puntello del governo al Senato sarà la stessa Forza Italia. Nulla è come sembra, dunque. Pisapia, frettolosamente accreditato come l’anti Renzi, consulta i sondaggi e per ora si ritrae dalla leadership. Stefano Parisi, frettolosamente accreditato come l’anti Salvini, si avvicina alla Lega. Anche Berlusconi sembra riavvicinarsi a Salvini, ma è ancora determinato a presentarsi da solo alle elezioni. Sia lui sia Renzi negano un’alleanza post elettorale tra FI e Pd, ma sanno entrambi che sarà quella la loro unica chance. I più avveduti spiegano che le elezioni siciliane di novembre saranno il banco di prova degli equilibri futuri. Si conclude la legislatura record per cambi di casacca (oltre 500): la Sicilia, patria dei voltagabbana, darà forma alla prossima.