Martedì 23 Aprile 2024

Elezioni al più presto

Roma, 7 dicembre 2016 - Quando, nell’aprile del 1969, il presidente della repubblica francese Charles De Gaulle perse un pur irrilevante referendum, prese cappello e si ritirò in campagna a scrivere le sue Memoires. Pare chiaro che Matteo Renzi non abbia intenzione di ispirarsi a lui. Si può capire: De Gaulle aveva ottant’anni e nei suoi undici anni di governo cambiò radicalmente le istituzioni, dunque la Francia; Matteo Renzi di anni ne ha poco più della metà e non si può certo dire che nel breve tempo trascorso a palazzo Chigi abbia cambiato il volto dell’Italia. Alle sue Memoires mancherebbero troppi capitoli. Aveva annunciato che in caso di sconfitta al referendum avrebbe lasciato la politica, è chiaro che bluffava. Le sta infatti provando tutte per rimanere in gioco. Ma per rimanere in gioco Renzi ha bisogno di ottenere elezioni al più presto. Se restasse al governo finirebbe di devastarsi l’immagine. Se sostenesse un altro premier verrebbe cannoneggiato dalle opposizioni e cucinato a fuoco lento dai Bersani e dai D’Alema.

DI QUI il bluff, il secondo bluff: o nasce un governo di responsabilità nazionale con tutti dentro o elezioni a marzo. Ma Renzi sa bene che né Grillo, né Salvini, né (ad oggi) Berlusconi hanno interesse a partecipare a una simile ammucchiata. Non restano dunque che le elezioni. Ma ieri la Corte costituzionale gli ha fatto uno scherzetto: ha fissato a fine gennaio il giudizio sulla legge elettorale per la Camera, l’Italicum. Avrebbero potuto anticiparlo? Avrebbero potuto. Ma non l’hanno fatto. E il capo dello Stato, che in caso di crisi di governo assume il ruolo di regista, ha fatto di conseguenza sapere che finché non ci sarà una legge elettorale chiara non scioglierà le Camere. Occorrerà dunque aspettare la sentenza della Consulta, poi le sue motivazioni, poi bisognerà cambiare il sistema elettorale del Senato. Ma con quale governo? Matteo Renzi rischia di finire in un cul-de-sac. I parlamentari resisteranno all’ipotesi di scioglimento anticipato finché non avranno maturato i requisiti per la pensione (settembre 2017), le varie anime della maggioranza Pd già lasciano trasparire segni di insofferenza nei confronti del segretario. Matteo Renzi rischia di incartarsi. Due consigli. Il primo: prenda atto della realtà, renda onore alle promesse fatte e si ritiri anche lui in campagna. Scriverebbe un libro breve, ma ne uscirebbe a testa alta. Poiché immaginiamo che non intenda farlo, in seconda battuta gli consigliamo di smetterla con i bluff, legittimare un governo istituzionale il più incolore possibile (farlo guidare dal presidente del Senato Pietro Grasso sarebbe perfetto) e giocarsi il tutto per tutto. Una cosa, comunque, è certa: con l’aria che tira nel Paese, mettere in piedi il quarto governo non eletto di fila e lasciarlo governare per più di qualche mese sarebbe un suicidio. Sappiamo che la democrazia è una convenzione e che il potere è non più in capo alla politica da tempo perché da tempo alligna tra i ranghi della finanza globale. Ma almeno le forme, quelle salviamole. Dunque, elezioni al più presto!