Mercoledì 24 Aprile 2024

La doppia scommessa

L’Italia, osservava Umberto Saba, è l’unico Paese al mondo che fonda la propria mitologia nazionale non su un parricidio ma su un fratricidio. Non sull’uccisione di un tiranno, dunque, ma sul sangue di un fratello. Abbiamo faticosamente raggiunto l’Unità avendo la Chiesa nazionale non alleata ma nemica. Abbiamo combattuto senza pietà una violenta guerra civile e, non volendolo ammettere, l’abbiamo chiamata guerra di Liberazione. Una liberazione da noi stessi. Eternamente divisi in fazioni, municipi, cosche, parti e partiti, ci siamo incessantemente combattuti persino nella nostra epoca più splendente, il Rinascimento. Da oltre settant’anni, indipendentemente dalla legge elettorale, viviamo in un sistema politico di fatto bipolare e sempre con scarsissima legittimazione reciproca. Il conflitto interno per noi è la regola, non l’eccezione. Demonizzare e cercare di distruggere l’avversario con ogni mezzo ci viene naturale. Una questione di istinto, un istinto primario.

Che un governo di larghe intese possa nascere in parlamento e di lì ramificarsi nella società fino a divenire sentire comune è materia di fede. Osserviamo solo che la lettura della nostra Storia nazionale non induce all’ottimismo. Difficile, però, non notare l’ambiguo rapporto che da un po’ di tempo a questa parte lega Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il Biscione di Mediaset cinge il Cavallo di viale Mazzini, si consuma come sempre in Rai l’anteprima del potere. In Parlamento si ostacolano il meno possibile, in Senato si sostengono occultamente, in pubblico evitano di eccedere nel conflitto. Negano l’inciucio, ma sanno che, votando con il proporzionale, l’accordo sarà necessario. E a favorirlo sarà il fatto che uno dei due, Silvio Berlusconi, ha troppo interesse a condividere certe politiche del governo. Marciano divisi, colpiranno uniti. O almeno ci proveranno, se, cosa che leggendo l’odierno sondaggio di Antonio Noto appare impossibile, gli elettori consentiranno a Pd e FI di avvicinarsi alla maggioranza assoluta dei seggi. Renzi e Berlusconi proveranno allora a rastrellare una maggioranza in Parlamento e se miracolosamente ci riusciranno cercheranno di farla digerire a un Paese ancora memore di Mario Monti e seguenti. Un ricordo non felice. Un ricordo che leghisti e grillini faranno di tutto per rinverdire, cannoneggiando dall’opposizione la maggioranza e il governo con le polveri della demagogia e il piombo del populismo. Armi legittime. Armi che chiunque nelle loro condizioni utilizzerebbe. No, non sarà facile. Non sarà facile per Matteo Renzi e per Silvio Berlusconi trovare i numeri per mettere in piedi un governo di larghe intese e poi riuscire anche a farne accettare le politiche dai rispettivi elettori. Due scommesse estreme ai limiti della temerarietà, due scommesse politiche da far tremare i polsi. A meno che un altro e diverso miracolo non si compia, e come per incanto maturino in Parlamento le condizioni per riformare in senso maggioritario la legge elettorale.