Venerdì 19 Aprile 2024

La linea d'ombra

CHE i partiti politici abbiano perso la presa sulla società e non abbiano di conseguenza più fiducia in se stessi lo dimostra il fatto che alle elezioni amministrative sono state presentate molte più liste civiche che di partito: 2902 su 3939. Un record nella storia politica repubblicana. Che i partiti fatichino a trovare candidati tutt’altro che convincenti lo dimostra il fatto che nei comuni più grandi solo 49 aspiranti sindaco su 160 sono stati eletti al primo turno. Altro record repubblicano. Che i leader nazionali siano nient’affatto convinti della propria popolarità lo dimostra il fatto che si sono prudentemente tenuti alla larga dalla campagna elettorale. Ma questo non è un record repubblicano, è una vecchia prassi: i numeri uno mettono la loro faccia dove sono ragionevolmente certi di vincere e poiché di certezze in queste amministrative ne circolavano poche, al primo turno hanno preferito nascondersi. Tra il primo e il secondo turno è però successo qualcosa. È successo che il centrodestra ha ripreso forza e fiducia.

LO DIMOSTRA l’iperattivismo dell’ottantenne Silvio Berlusconi. Presente ovunque, ovunque in apparenza pronto a mietere successi. Emblematica l’intervista concessa all’edizione modenese del Carlino per sostenere il proprio candidato al ballottaggio di Vignola. Vignola è un piccolo comune con soli 25mila abitanti, eppure l’ex presidente del Consiglio se ne è occupato come fosse Roma o Milano. Ha cominciato elogiandone le celebri ciliegie, ha concluso ventilando una propria, futuribile, candidatura a sindaco. Lo stesso non si può dire di Matteo Renzi. Il segretario del Pd si è tenuto alla larga dal primo turno e, visti i modesti risultati ottenuti, ha confermato la linea anche al secondo. Una linea d’ombra che mal si concilia col protagonismo che lo caratterizza. È un segno di debolezza, ma non è un segno inedito. Accadde anche in occasione delle scorse amministrative, esattamente un anno fa. La popolarità dell’allora premier era già in crisi, la sua possibile presenza nelle piazze elettorali fu giudicata controproducente. Così anche candidati renziani come Fassino a Torino o Sala a Milano gli fecero sapere che se avesse mancato di sostenerli platealmente tra il primo e il secondo turno non se la sarebbero presa a male. Anzi. Da allora, il carisma personale di Renzi è tutt’altro che rifiorito e il fatto che in molti comuni come nell’emblematica Genova il Pd sostenga candidati nient’affatto “renziani” gli ha evidentemente consigliato di rimanere nell’ombra. Non è detto sia stata la scelta migliore, senz’altro non è stata la più coraggiosa. Per Renzi i ballottaggi odierni delineano infatti una situazione opposta al “win-win”, l’espressione anglosassone in base alla quale comunque vada sarà un successo. Siamo invece al “lose-lose”. Comunque vada, per Renzi, sarà una sconfitta: se il Pd perde Genova e le altre piazze storicamente di sinistra daranno la colpa al suo essere “di destra”, se invece dovesse vincere si dirà che è merito di coalizioni ampie e di candidati marcatamente di sinistra.