Giovedì 25 Aprile 2024

Antidoto al caos

Un discorso costituzionalmente ineccepibile. Volutamente contenuto, rispettoso, defilato. Nel suo breve intervento di fine anno, il presidente Sergio Mattarella non ha levato moniti come avrebbe fatto Giorgio Napolitano, né appelli come avrebbe fatto Carlo Azeglio Ciampi. Ha indicato i veri attori protagonisti del gioco politico, incoraggiandoli a un atteggiamento responsabile: gli elettori (affinché si assumano la responsabilità del voto), i partiti (affinché formulino, responsabilmente, proposte realistiche), il futuro Parlamento (affinché trovi, con responsabilità, le ragioni per dare fiducia a un governo). Tutt’altro che banale, e profondamente centrale nella logica del suo discorso, il passaggio sui rischi del vivere «in un eterno presente» che «ignora il passato e oscura l’avvenire». Era rivolto ai giovani, affinché prendano coscienza delle loro radici nazionali. Era rivolto ai politici, affinché affrontino i nodi del presente illuminati da una visione del futuro. Mattarella, uomo incline alla speculazione intellettuale e a un approccio etico alla Storia, si è ben guardato dal dettare l’agenda della campagna elettorale, ma, indicando «la trappola» dell’eterno presente, ha messo il dito nella piaga da cui discendono molti tra i mali odierni. A partire da quel narcisismo che nell’epoca dei selfie e delle ‘narrazioni’ fini a se stesse caratterizza tanto la società quanto la politica e che, prescindendo dal passato e da qualsivoglia idea della natura umana, incoraggia il potere politico a cavalcare ogni onda del presente dissuadendolo dal programmare il futuro. Sono passati quasi trent’anni da quando Sergio Mattarella denunciò «il pericolo che la politica diventi una sovrastruttura che galleggia su altri centri di potere né palesi né responsabili» e se la prese con «il bombardamento commercializzato dei modelli di vita che ha accentuato il pericolo del conformismo». Le parole di oggi proseguono il discorso di ieri e ci rassicurano sul fatto che, se sarà necessario, dopo le elezioni del 4 marzo il Quirinale proverà a razionalizzare il caos senza personalismi né dannose fughe in avanti.