Mercoledì 24 Aprile 2024

La nemesi del Cavaliere

Era la causa di tutti i mali, è diventato l’unica cura possibile. Da corruttore a risanatore, da agitatore a normalizzatore, da improvvisatore a guida esperta. Ha dell’incredibile, la parabola umana e politica di Silvio Berlusconi. Lui è sempre lui, ma agli occhi del mondo è tutt’altra persona. Un personaggio diverso destinato a svolgere un diverso ruolo. Silvio Berlusconi è diventato il Grande Stabilizzatore. Un paradosso reso possibile dalle evidenti carenze dei pur simpatici grillini. Ragazzi che inseguono l’amore (Alessandro Di Battista), giustizialisti arrabbiati (Paola Taverna), capiclasse di provincia dai congiuntivi incerti eletti in parlamento con 189 preferenze (Luigi Di Maio). Non esattamente degli statisti, sia pure in erba. Ovvio che, con un Matteo Renzi in fase calante che con tutta evidenza allenta la presa a sinistra, l’establishment nazionale, i tutori europei e i mercati finanziari guardino a Silvio Berlusconi e alla sua pur rissosa coalizione come al dominus della scena politica prossima ventura. Se vince, vince; se non vince, governa lo stesso.

Governa con Renzi e con quel po’ di Legione Straniera che all’occorrenza in parlamento si costituisce sempre quando l’alternativa è il rompete le righe, il tutti a casa, lo scioglimento anticipato delle Camere e l’incognita di nuove elezioni. Ma non c’è solo il calcolo, non c’è solo il contesto. C’è anche il sentimento, e anche il sentimento è mutato. Mutato interamente. Le parole di afflato umano e fiduciosa attesa politica pronunciate in tivù da un nemico storico come Eugenio Scalfari segnalano la direzione del vento, ma a sollevare quel vento non è solo la logica del male minore. Né solo quella, pur presente, dell’usato sicuro. Sembra agire sulle coscienze anche un sottile ma profondo senso di colpa. Come se si riconoscesse, infine, che a questo vecchio signore se ne sono fatte scontare un po’ troppe: una quarantina di procedimenti giudiziari, le accuse di stragismo e quelle di mafia, il martellare dei giornali nazionali e internazionali oltre quello delle cancellerie europee, una legge ad personam con effetti retroattivi per espellerlo dalla scena politica... È come se la consapevolezza di tutte queste afflizioni, più o meno meritatamente subite, lo avesse reso quanto mai “simpatico” a una fetta di connazionali un tempo ostili, e che ora ne condivide empaticamente i sentimenti. Non è una storia inedita, è una parabola arcitaliana. È capitato anche a Craxi, Andreotti, Cossiga... Con la sola, non irrilevante, differenza che, dopo essere stati demonizzati in vita, vennero riabilitati dalla sinistra solo dopo la loro morte terrena o politica. Alla tenera età di 81 anni, Silvio Berlusconi è invece ancora attivo e quel che sorprende è che questa nostra Italia evidentemente incapace di rinnovarsi sembra avere bisogno di lui. Una nemesi, un paradosso. E in fondo anche una lezione di vita: tutto può accadere, a questo mondo, anche che un diavolo diventi santo.