Mercoledì 24 Aprile 2024

Equivoci e commedie

Se non fosse una questione seria, ci sarebbe da riderne perché tutto, in questa bizzarra vicenda umana e politica che ruota attorno a Bankitalia, pare ispirato al canovaccio della più classica commedia degli equivoci. Nulla è come sembra, infatti, e nulla sta andando come dovrebbe. Il premier Paolo Gentiloni ha fatto filtrare tutto il proprio risentimento per la mozione del Pd che ha delegittimato il vertice di Bankitalia, ma quella mozione ha avuto il parere favorevole del governo da lui stesso presieduto. Autorevoli giuristi dicono fosse illegittima perché intacca le prerogative del governo e del capo dello Stato, ma la presidenza della Camera l’ha posta in votazione senza manifestare alcuna riserva. A scriverla pare sia stato il ministro Maria Elena Boschi all’insaputa del premier, ma il premier, anziché cacciarla con ignominia, le ha rinnovato la fiducia. Dopo la vicenda Banca Etruria, la Boschi aveva detto che si sarebbe tenuta alla larga dalle questioni bancarie, ma evidentemente non ha resistito alla tentazione. 

È opinione diffusa che se Visco fosse sostituito con uno degli attuali membri del direttorio di Bankitalia, Renzi potrebbe cantar vittoria, eppure la mozione del Pd non parlava esplicitamente di Visco ma, appunto, alludeva all’intero direttorio. Due anni fa Matteo Renzi diceva un gran bene di Ignazio Visco, oggi ne chiede la testa, ma come allora non spiegò quali fossero i suoi meriti oggi non spiega quali siano i suoi demeriti. Vale anche per Silvio Berlusconi, passato nell’arco di sole ventiquattr’ore dal sostegno di Renzi a quello di Visco. Lo stesso Visco oggi considerato insostituibile da diverse personalità che fino alla scorsa settimana nei suoi limiti caratteriali e strategici vedevano uno dei fattori che hanno portato alle crisi bancarie che sappiamo. Insomma, c’è tutto e c’è il contrario di tutto. Segno del pressappochismo che caratterizza l’élite politica e istituzionale del nostro amato Belpaese. Segno, anche, della vastità della partita in corso, che va ben oltre i confini nazionali e chiama in causa interessi, equilibri e poteri dispiegati nel triangolo che va da Londra, a Francoforte, a Bruxelles. Questione seria, seria e complessa. E tuttavia anche paradossale. Tra tante mezze verità, poi, c’è n’è una tutta intera. È un processo alle intenzioni, d’accordo, ma la sentenza pare fondata: Renzi ha sganciato la bomba Bankitalia non solo per scalzare dall’orizzonte mediatico la questione di Banca Etruria, ma anche e soprattutto per accreditare se stesso come paladino dei risparmiatori. Un modo per guadagnare consensi, consensi altrimenti orientati verso i lidi grillini e leghisti. Ebbene, dall’odierno sondaggio Ipr risulta che non abbia conquistato neanche un voto. I cittadini assistono alla polemica su Bankitalia come si trattasse di una vicenda tutta interna al Palazzo, una questione di poltrone. Siamo alla nemesi, dunque, all’eterogenesi dei fini. Tanto rumore per nulla, ovvero: una commedia degli equivoci.