Giovedì 18 Aprile 2024

La leader riluttante

Scriveva Friedrich Nietzsche che “un tedesco è capace di grandi cose, ma è poco probabile che le compia”. Anche Angela Merkel è considerata capace di grandi cose. L’Economist l’ha definita “l’europea indispensabile”, il New York Times “l’ultimo potente difensore dell’Europa”, il Times “la donna più potente del mondo”. Non c’è benpensante d’Occidente che non esalti le capacità di leadership della cancelliera di ferro, non c’è salotto alto borghese dove non si tessano le sue lodi. “Ah, l’avessimo noi, la Merkel…”. Poi uno si ferma un attimo a riflettere, fa mente locale e si domanda: ma in fin dei conti, in cosa si è manifestata tutta questa grandezza? Qual è l’impronta che frau Merkel ha impresso all’Europa e al mondo? All’Europa e al mondo, si badi bene, non alla sola Germania. Sì d’accordo, al G7 di Taormina ha accolto l’arrivo del detestato Trump al grido solenne di “noi europei dobbiamo prendere realmente il nostro destino nelle nostre mani”. Ma, fuor di retorica, cosa voleva mai dire? Mistero.

Tant'è che persino la teutonica Die Zeit si è domandata cosa diavolo abbia in mente la cancelliera e cosa nascondano davvero le sue «enigmatiche» parole. Forse niente. Forse un grande vuoto. Asseconderà le istanze di Macron per un governo economico e finanziario dell’Europa? Difficile. Accetterà di introdurre gli eurobond? Impossibile. Come ha lucidamente osservato su ‘Formiche’ il direttore dell’Ispi Paolo Magri, «l’Europa a guida tedesca alla fine è sempre riuscita a metterci una pezza, ma a costo di una cronicizzazione delle crisi che rischiano continuamente di tornare ad essere acute, perché in fondo mai veramente risolte». È accaduto con la crisi della Grecia, che, di negoziato in negoziato, si trascina penosamente (per i greci) dal 2010, ma che a causa del veto tedesco alla rinegoziazione del debito pubblico mai si risolverà davvero. È accaduto con la crisi dei migranti. «Ce la possiamo fare», scandì Angela Merkel nell’agosto 2015 spalancando di conseguenza, e col plauso di una confindustria in cerca di mano d’opera qualificata a basso costo, le porte della Germania a un milione di esuli siriani. Esuli, sia detto per inciso, a causa di una guerra civile figlia della dissennata politica mediorientale di Stati Uniti e Germania. Ma di lì a poche settimane se ne pentì, ripristinò i controlli alle frontiere Schengen e riempì di soldi quel faro della democrazia che è il presidente turco Erdogan, affinché arginasse con ogni mezzo le partenze. Risolto qualcosa? No. La Merkel non ha mai risolto nulla. Ha solo messo qualche toppa qua e là. È un leader riluttante. Sulla scena europea e internazionale non ha dimostrato né visione né coraggio. Le elezioni la porteranno per la quarta volta a capo del governo tedesco, si vedrà poi con quale alchemica maggioranza politica, e in ciò si manifesterà tutta la sua grandezza. Un record di tenuta, un apice di durata. Alla fine avrà governato più a lungo di Hitler e tanto quanto Kohl. Tutto qui.