Martedì 16 Aprile 2024

Italia delle 100 tasse. Anche la morte presenta il conto

Il lungo elenco dei balzelli presenta un conto annuo di quasi 9mila euro a testa

Una foto d'archivio (Newpress)

Una foto d'archivio (Newpress)

Roma, 25 settembre 2017 - Dai funghi alle ombre. E, ancora, dai gradini alla pulizia dei fossi e alle bonifiche. Non ci sono solo Iva, Irpef e Imu ad affollare gli incubi fiscali degli italiani. Il nostro Paese, da decenni, è la terra delle cento tasse, come ha recentemente confermato uno studio della Cgia di Mestre, che ha stilato un elenco puntuale dei cento tributi che costano a ogni cittadino circa 8mila euro l’anno. Se le prime dieci imposte sono quelle più note e garantiscono poco meno del 90% del gettito, il restante 10% si perde nell’ingorgo del caos fiscale italiano.

IN MOLTE zone d’Italia, ad esempio, soprattutto al Nord, ci sono i contributi di bonifica spesso diffusi in aree che non hanno più nulla da bonificare. Ci sono, poi, le tasse per la pulizia dei fossi, spesso legate alla vita delle Comunità montane. E ci sono anche tributi decisamente più fantasiosi. Come la tassa sui gradini: adottata da diversi Comuni in Italia per fare cassa, è una variante della Tosap, la tassa sull’occupazione di suolo pubblico, e colpisce i proprietari di immobili che danno sulla strada con una scalinata. Ma c’è anche la tassa sulla raccolta di funghi e quella sull’ombra, chiesta qualche tempo fa ai commercianti di Cagliari (e poi opportunamente tagliata) come corrispettivo dell’ombra che le loro insegne proiettavano a terra. «Ma c’è anche la tassa sulla morte», spiega il segretario generale di Confesercenti nazionale, Mauro Bussoni. Il prelievo riguarda «i defunti e la conservazione cimiteriale, compresa l’imposta di bollo sul certificato Asl per la constatazione del decesso».

Il Fisco ci segue davvero ovunque, persino in volo: «Forse non tutti sanno – aggiunge bussoni – che anche il rilascio delle patenti per l’autorizzazione alla guida di veicoli è soggetta a tassa, oltre a quella sui voli aerei». Esiste addirittura un’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili. Ma l’elenco è lunghissimo e comprende le imposte sugli spiriti (per la distillazione di alcolici), quelle sui gas incondensabili, la tassa annuale sulla numerazione e bollatura di libri e registri contabili e, infine, tutte le sovraimposte di confine applicate dalla dogana (sugli spiriti, sui fiammiferi, sui sacchetti di plastica non biodegradabili, sulla birra).

LA FOTOGRAFIA tra addizionali, accise, imposte, sovraimposte, tributi, ritenute è quasi incredibile. «Anche quest’anno – sottolinea Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi Cgia – ciascun italiano pagherà mediamente 8mila euro di imposte e tasse, importo che sale a quasi 12mila euro considerando anche i contributi previdenziali. E la serie storica indica che negli ultimi venti anni le entrate tributarie nelle casse dello Stato sono aumentate di oltre 80 punti percentuali, quasi il doppio dell’inflazione che, nello stesso periodo, è salita del 43 per cento». Il dato più inquietante è che la nostra pressione tributaria è la quarta più elevata dell’area euro dopo Danimarca, Svezia, Finlandia e Belgio e superiore di sei punti percentuali rispetto a quella tedesca.

LA PRESENZA di mille rivoli nel nostro Fisco non fa altro che accrescere a dismisura il carico che dobbiamo sopportare. Il legame tra aumento del prelievo e miglioramento dei servizi, nel nostro Paese, sembra saltato. Siamo, invece, vittime di un sistema ingolfato che tende a crescere in modo continuo e per inerzia, senza seguire più una logica. «Il percorso assunto dal Governo e volto alla riduzione della pressione tributaria – conclude il segretario della Cgia, Renato Mason – è necessario e apprezzabile, ma dovrà procedere di pari passo con il miglioramento della qualità dei servizi e della loro quantità».

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