Venerdì 19 Aprile 2024

Tari, rimborso fino al 2014. Ecco come si calcola

Dopo gli importi gonfiati, il ministero dell’Economia ha pubblicato la circolare che illustra la corretta modalità applicativa della tassa sui rifiuti

Rifiuti sparsi presso un cassonetto in una strada di Genova (Ansa)

Rifiuti sparsi presso un cassonetto in una strada di Genova (Ansa)

Roma, 21 novembre 2017 - Una luce in fondo al tunnel della Tari. Il ministero dell’Economia ha pubblicato la circolare che illustra la corretta modalità applicativa della tassa sui rifiuti, resasi necessaria dopo i calcoli sbagliati di alcuni Comuni con importi gonfiati per le famiglie. Il Tesoro chiarisce che, per quanto riguarda le pertinenze dell’abitazione, è corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell’utenza domestica. Non solo: i rimborsi potranno essere chiesti retroattivamente fino al 2014. Ad inciampare sono state anche grandi realtà come Milano, Genova, Napoli, Cagliari, Ancona, Rimini e Siracusa.

 

  il calcolo avviene così: la quota fissa di ciascuna utenza domestica deve essere calcolata moltiplicando la superficie dell’alloggio, sommata a quella delle relative pertinenze, per la tariffa unitaria corrispondente al numero degli occupanti dell’utenza stessa, mentre la quota variabile è costituita da un valore assoluto, cioè un importo rapportato al numero degli occupanti che non va moltiplicato per i metri quadrati dell’utenza e va sommato come tale alla parte fissa. Va cioè calcolata una sola volta per ogni ‘utenza domestica’, che deve intendersi comprensiva sia delle superfici adibite a civile abitazione sia delle relative pertinenze. «Un diverso modus operandi da parte dei comuni – è scritto nella circolare – non troverebbe alcun supporto normativo».

Ecco un esempio per capire il meccanismo della lievitazione dell'imposta:

Se ho un'abitazione di 80 mq con una pertinenza di 20 mq, il calcolo sbagliato fatto da alcuni Comuni sommava la parte fissa della casa (80 x € 1,10= € 88) a quella variabile (€ 163,27)  a quella fissa della pertinenza (mq 20 x € 1,10 = € 22) e, di nuovo, a un'altra parte variabile associata alla pertinenza (€ 163,27). Per un totale di 436,54 euro. Il calcolo corretto, invece, prevede di parmetrare la parte fissa a tutta la superficia, casa+pertinenza, (mq 100 x € 1,10= € 110) alla quale sommare una sola volta la parte variabile (€ 163,27). Per un totale di 273,27 euro. Quasi la metà. In questo caso, il rimborso che il contribuente può chiedere è pari a 163,27 euro.

Il contribuente che riscontra un errato computo della parte variabile della tassa (da parte del Comune o del gestore del servizio) può chiedere il rimborso a partire dal 2014, anno in cui la Tari è entrata in vigore. Non è possibile, invece, chiedere il rimborso per la tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu), governata da regole diverse che non prevedevano, tranne casi isolati, la ripartizione in quota fissa e variabile. E nemmeno se i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti prodotti, hanno introdotto al posto della Tari una tariffa avente natura corrispettiva. L’istanza non richiede particolari formalità – i moduli si trovano sul sito dei Comuni ma anche i consumatori li stanno pubblicando sui loro siti – e va proposta entro cinque anni dal giorno del versamento.

Non basta ai consumatori che attaccano: "Bene il chiarimento" del ministero dell'Economia sulla Tari "ma è evidente che la Tari gonfiata va restituita direttamente dai comuni, senza bisogno che il contribuente sia costretto a chiedere il rimborso o a procedere a complicatissimi calcoli per calcolare il giusto importo della Tari".

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