Giovedì 18 Aprile 2024

Tari gonfiata, rimborsi a rischio. Lo Stato non sa come risarcire

Calcoli sbagliati, incombe la prescrizione. Resta il nodo coperture

Tari gonfiata, come fare (da Qn)

Tari gonfiata, come fare (da Qn)

Roma, 10 dicembre 2017 - Il pasticcio della Tari gonfiata rischia di lasciare privi di rimborso i malcapitati contribuenti-proprietari che hanno pagato più del dovuto su garage, cantine e pertinenze. A due mesi dalla scoperta dei calcoli errati da parte di oltre 800 amministrazioni locali, non c’è, infatti, una soluzione per dare il via ai risarcimenti. A denunciare il ritardo e l’incertezza sul da farsi è l’Aduc, una delle associazioni di consumatori che assiste migliaia di cittadini alla ricerca della Tari perduta. È passato un mese, evidenziano gli esperti, da quando il ministero dell’Economia ha specificato che la quota variabile di Tari pagata due volte deve essere restituita perché illegittima, prima in relazione a una interpellanza parlamentare, dopo con una circolare. I moduli per la richiesta dei rimborsi sono stati predisposti. Qualche sindaco, come Beppe Sala di Milano, ha parlato addirittura di risarcimenti automatici, senza necessità di domanda. Eppure, lo stallo è totale. «I Comuni non hanno interesse a muovere nulla – accusano dall’Aduc – perché sperano che la questione cada nel dimenticatoio. Non ha interesse il governo, tanto più a fine legislatura».

Dunque, che fare? «Qualche settimana fa consigliavamo ai cittadini di attendere. Il consiglio continua ad essere attuale, con un occhio però alla prescrizione, perché il rimborso può essere chiesto entro cinque anni dal versamento e, considerato che molti comuni hanno commesso l’errore di calcolo anche per la Tares (applicabile nel 2013) la scadenza dei cinque anni è alle porte, nel 2018. Ognuno quindi segni sul calendario quando ha pagato la Tares 2013 perché è da quel momento che decorrono i cinque anni».  Il rischio della beffa della prescrizione, oltre al danno subito, c’è. A determinarlo, due nodi non sciolti: come calcolare i rimborsi e come finanziare la loro restituzione. Infatti il criterio-base è che i costi di raccolta e lo smaltimento dei rifiuti devono essere interamente coperti dalla Tari e non possono essere finanziati da altre entrate. Dunque: gli euro che dovrebbero essere rimborsati a chi ha pagato illegittimamente di più in un comune dovrebbero essere recuperati attraverso un aumento retroattivo (con conguaglio) della Tari per tutti nello stesso comune. 

A Milano, per esempio, il servizio rifiuti costa 287,5 milioni l’anno: le entrate da Tari devono essere altrettante, ma il sovrappiù pagato per calcoli errati varrebbe 12 milioni di euro l’anno. Quindi, anche considerando la pratica solo fino al 2014, i rimborsi dovrebbero ammontare a 48 milioni di euro. Come recuperare queste risorse, non potendo attingere ad altri fondi? O aumentando la Tari per i prossimi anni, ma il governo ha bloccato questa via. O chiedendo gli arretrati a tutti, perché, rifacendo i conti, se qualcuno ha versato di più sulle pertinenze, qualcun altro ha pagato di meno sugli altri immobili. Il conguaglio chiesto a tutti, per di più, potrebbe essere scontato del rimborso dovuto nel caso il contribuente rientri tra i malcapitati che hanno pagato di più. L’ultima spiaggia, però, rimane l’inserimento di una norma ad hoc nella manovra, che consenta di coprire i rimborsi con altre risorse nei bilanci dei comuni. 

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