Mercoledì 24 Aprile 2024

Pensioni, Poletti: "Ecco il piano giovani"

Il ministro del Lavoro: "Assegni minimi garantiti a chi ha lavori intermittenti"

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (Ansa)

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (Ansa)

Roma, 23 ottobre 2016 - «Centomila uscite anticipate, attraverso l’Ape agevolata e volontaria, e il canale più favorevole per i precoci possono aprire la strada a un rilevante turnover per i giovani? Penso proprio di sì. Ecco, dunque, una misura che lega le generazioni». Giuliano Poletti liquida con un numero l’ultima querelle su padri contro figli e guarda già oltre la manovra appena varata. «Sul tavolo del confronto con i sindacati – spiega il ministro del Welfare – il prossimo anno avremo due temi-chiave per i giovani: come garantire l’adeguatezza delle pensioni, soprattutto con carriere discontinue, e come differenziare l’età pensionabile in relazione all’aspettativa di vita, che non è e non può essere uguale per tutti i lavori».

Partiamo dalla fine: il pacchetto sociale della manovra non è solo per pensionandi e pensionati?

«No. Noi dobbiamo spingere la dinamica della crescita e lo facciamo lavorando sul versante degli investimenti, ma dobbiamo anche sapere che solo una società che sa essere accogliente e coesa può generare fiducia, con riflessi positivi anche sulle aspettative economiche e sui consumi. Dunque, sull’occupazione. Da qui, per esempio, il Fondo per la lotta alla povertà, gli interventi per gli assegni previdenziali bassi o per le categorie di lavoratori più deboli in attesa della pensione».

La riforma Fornero ha bloccato al lavoro gli over 50. Confida nell’effetto turnover attraverso la flessibilità in uscita?

«Certo. Il fatto che decine di migliaia di persone possano, con le misure che abbiamo definito, anticipare il pensionamento determina un’area significativa di possibile turnover. Non penso all’automatismo un anziano esce, un giovane entra, ma di sicuro si liberano opportunità di lavoro che prima non c’erano».

Avete una stima?

«Abbiamo una stima di quanti dovrebbero uscire con l’Ape agevolata e con il canale dei precoci: circa 60mila. A questi si aggiungono quelli che decideranno di andare via con l’Ape volontaria. In totale possiamo parlare di centomila persone. Il che non significa centomila nuovi posti di lavoro, ma una certa quota sì».

Il destino previdenziale dei giovani è, comunque, il tema chiave della seconda fase del confronto con il sindacato nel 2017.

«Intanto, sottolineo che nella manovra c’è il cosiddetto cumulo gratuito, la possibilità di sommare senza oneri contributi versati in più gestioni. Questa novità riguarda coloro che sono vicini alla pensione oggi ma anche i giovani che così possono stare tranquilli perché non avranno penalizzazioni pensionistiche nel passare da un lavoro all’altro».

A preoccupare rimane l’adeguatezza delle pensioni future: che cosa ci si può attendere dalla manutenzione della riforma?

«C’è un ragionamento aperto. In primo piano c’è proprio il tema dell’adeguatezza delle pensioni dei giovani che, per i redditi bassi e le carriere discontinue, corrono più rischi previdenziali. Due sono le linee di azione. Una è quella della previdenza integrativa e dunque degli strumenti per rafforzare l’adesione. Un’altra è la previsione di un intervento che permetta, nei casi di maggiore fragilità contributiva, di poter contare su uno zoccolo duro, una base di appoggio stabile, una sorta di trattamento di garanzia minimo che consenta una vita decorosa».

È la pensione di garanzia di cui si parla nel verbale governo-sindacati?

«Il tema è posto, la soluzione va trovata. Dobbiamo certamente provare a pensare a qualcosa del genere. In Francia hanno cominciato a immaginare una sorta di libretto contributivo personale nel quale c’è anche un intervento pubblico che permette di arrivare a soglie minime».

L’altro tema di confronto è l’aspettativa di vita differenziata. Che vuole dire ai fini pensionistici?

«È un dato di fatto che l’aspettativa di vita non è identica per tutte le professioni. Già oggi abbiamo usato un criterio di questo tipo per l’individuazione di platee di lavoratori che svolgono attività gravose e che, come tali, hanno accesso agevolato all’Ape sociale e al canale dei precoci. Lungo questa pista bisognerà fare ulteriori riflessioni. Bisognerà trovare elementi di oggettività legati a fattori di rischio o di gravosità dei lavori che determinano un’aspettativa di vita differenziata e che, dunque, dovrebbero poter avere età pensionabili ugualmente differenziate».

 

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