Venerdì 19 Aprile 2024

Pensioni, scoppia la grana cumulo. Si rischia un buco di due miliardi

Contributi dei professionisti: sos fondi per la ricongiunzione gratuita

Pensioni, una manifestazione di esodati (ansa)

Pensioni, una manifestazione di esodati (ansa)

Roma, 4 luglio 2017 - Potrebbe superare i due miliardi di euro il buco che rischia di aprirsi nei conti pubblici e in quelli delle casse privatizzate per la mancata copertura finanziaria del cosiddetto cumulo contributivo previsto dall’ultima legge di Stabilità anche per i professionisti (medici, ingegneri, avvocati per esempio) che abbiano effettuato versamenti all’Inps, ma anche a altre gestioni previdenziali e che vogliano riunificare le quote. Una patata bollentissima, un vero pasticcio frutto della sottovalutazione degli effetti della misura e che ora rischia di far saltare tutte le previsioni effettuate a suo tempo o, al contrario, di lasciare a terra migliaia di potenziali destinatari.

E così, mentre sindacati e governo si vedranno oggi per l’apertura della seconda fase del cantiere pensioni (quella che dovrebbe condurre all’introduzione di una pensione di base per i giovani e magari al blocco dell’automatismo età pensionabile-aspettativa di vita), sui tavoli del ministero del Lavoro, di quello dell’Economia e dell’Inps è esplosa una vera bomba a orologeria. Il dossier è riservato e tenuto sotto traccia, ma la posta in gioco è elevatissima. Vediamo di che cosa si tratta. Il cumulo contributivo è quel meccanismo che permette a coloro che hanno versato contributi in più gestioni previdenziali di sommare i diversi spezzoni per ottenere una sola pensione con più quote pagate dalle gestioni interessate. Tutto questo gratuitamente e non con i costi esorbitanti delle ricongiunzioni.

Ebbene, dal primo gennaio scorso questa possibilità è stata estesa anche ai professionisti che hanno versamenti sia all’Inps sia alle loro casse privatizzate. Parliamo di medici, ingegneri, avvocati, veterinari, ragionieri, geometri, geologi, psicologi, consulenti del lavoro e altre categorie. Centinaia di migliaia di lavoratori che proprio grazie al cumulo possono andare in pensione prima o con assegni più elevati, non dovendo rinunciare a priori a spezzoni di contributi versati.

Peccato, però, che la nuova formula sia rimasta sulla carta e la norma di legge completamente inapplicata. I vertici dell’Inps hanno predisposto una circolare applicativa, che è ferma al ministero del Lavoro. Quelli delle Casse, a loro volta, hanno reclamato a più riprese un atto dello stesso ministero per rendere operativo il meccanismo. Ma hanno anche fatto presente che tocca allo Stato finanziare l’operazione e saldare il conto. Tanto per capirci, il presidente di Inarcassa (la Cassa degli ingegneri e degli architetti), Giuseppe Santoro, ha avvisato che sono almeno 65-66mila i professionisti delle due categorie interessati per un onere di 550 milioni di euro. E parliamo solo di una Cassa. I tecnici dell’Adepp (l’Associazione degli enti privatizzati) hanno fatto una stima che supera complessivamente i due miliardi. E nel conto mancano gli oneri a carico dell’Inps.

Il pasticcio è che quando è stata introdotta la misura nella legge di Bilancio, ai ministeri del Lavoro e dell’Economia hanno previsto una copertura finanziaria per meno di 100 milioni di euro per l’anno in corso. E ora non sanno dove e come trovare la montagna di risorse che manca. Da qui il silenzio e l’imbarazzo degli uffici legislativi e delle Direzioni generali interessate dei ministeri guidati da Padoan e Poletti.

Mancano all’appello almeno due miliardi di euro quindi. E, secondo indiscrezioni, si è alla disperata ricerca di un cavillo per far saltare il congegno o per renderlo talmente inutilizzabile da vanificarlo. A danno di centinaia di migliaia di professionisti che stanno aspettando di presentare la domanda.

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