Venerdì 19 Aprile 2024

Pensioni, corsa contro il tempo per i decreti sull'Ape

Tanti nodi da sciogliere prima di partire a maggio. Tra le partite aperte, l'anticipo social e le regole per i lavoratori precoci

Il premier Gentiloni e il ministro Poletti (ImagoE)

Il premier Gentiloni e il ministro Poletti (ImagoE)

Roma, 27 marzo 2017 - Corsa contro il tempo per i decreti attuativi dell’Ape nelle sue diverse versioni e del canale agevolato per i lavoratori precoci. Restano pochi giorni, infatti, per il varo dei provvedimenti, pena il mancato avvio della flessibilità in uscita dal primo maggio prossimo, come previsto dalla legge di Bilancio.  Ma quali sono i nodi ancora da sciogliere dopo la girandola di incontri delle settimane passate con i sindacati?  In cima alla lista delle partite aperte ci sono alcuni aspetti che riguardano l’Ape social e i precoci, coloro che hanno cominciato a lavorare durante la minore età. Ci si riferisce, per entrambi i casi, ai lavoratori che svolgono mansioni gravose, una categoria che concerne undici attività. L’appartenenza a questo gruppo, permetterà, infatti, di godere del pensionamento a 41 anni di contributi (se sussistono almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età) e dell’Ape social dai 63 anni (se ci sono almeno 36 anni di contributi), ma a condizione che le attività indicate siano state svolte in modo continuativo da almeno sei anni prima del pensionamento agevolato.

Ebbene, i sindacati chiedono che i sei anni possano essere maturati nel giro di almeno otto anni, per consentire l’accesso ai benefici anche a coloro che negli ultimi anni di lavoro hanno attraversato un periodo di disoccupazione o di integrazione salariale. Nello stesso ambito rientrano le richieste di inserire tra i disoccupati (per i quali valgono le stesse regole agevolate) anche coloro che hanno esaurito un contratto a termine, e di poter utilizzare il cumulo dei contributi per poter mettere a segno i requisiti accennati.    Da definire meglio, sempre in materia di Ape social e precoci, le cosiddette finestre per le domande e l’avvio effettivo delle erogazioni dei trattamenti: è stato anticipato che una prima finestra dovrebbe essere tra il primo maggio e il 30 giugno, con la verifica dei requisiti entro ottobre e la prima erogazione a novembre. In autunno, però, si aprirebbe anche una seconda finestra, con inizio dei pagamenti a gennaio, salvo valutazione della cosiddetta capienza delle risorse stanziate per i diversi capitoli del pacchetto pensioni. 

Quanto all'Ape volontario, il nodo da sciogliere tocca direttamente i costi dell’operazione. Secondo indiscrezioni il tasso di interesse concordato con le banche dovrebbe essere intorno al 2,75 percento l’anno. A questo si deve aggiungere il costo dell’assicurazione (pari a circa il 29-30 per cento del valore assicurato). A conti fatti si dovrebbe arrivare a circa il 4,7-5 per cento per ogni anno di anticipo rispetto all’età standard di uscita. Ma, prima di tirare le somme, conviene verificare i numeri che saranno effettivamente indicati nei testi del governo. Così come sarà utile mettere a fuoco anche le procedure e le condizioni di accesso al canale di uscita volontaria. E, d’altra parte, solo dall’arbitraggio sui diversi congegni dell’ingranaggio sarà possibile valutare la convenienza di un anticipo che potrebbe costare anche il 20 per cento della futura pensione netta.

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