Martedì 23 Aprile 2024

Fotovoltaico-beffa, maxi bollette della luce. E gli incentivi se li godono all’estero

Nel 2016 le energie rinnovabili pesano per 12,5 miliardi: come mezza manovra

Fotovoltaico, pannelli solari (Imagoeconomica)

Fotovoltaico, pannelli solari (Imagoeconomica)

Roma, 13 ottobre 2016 - Vi ricordate gli incentivi per il fotovoltaico che hanno fatto spuntare pannelli in tutta Italia? Ecco, il mercato esplose a tal punto da costringere il ministero per lo Sviluppo Economico a bloccare il sistema di incentivazione fissando un tetto massimo annuale a 6,6 miliardi di euro. Nonostante questo, tra il 2013 e il 2032, lo Stato dovrà pagare duecento miliardi di incentivi da destinare alle fonti rinnovabili: questi si trasformeranno in pura rendita finanziaria in mano, per circa un terzo, a fondi stranieri.

Secondo una stima dell’Osservatorio Nomisma Energia basata sui dati del Gestore dei servizi elettrici (GSE) e dell’Autorità per l’energia elettrica, quest’anno si raggiungerà il picco di spesa, superando i 12,5 miliardi, pari alla metà del costo della manovra. Il che significa che all’incirca 4 miliardi andranno all’estero. Dei 6,6 miliardi per il fotovoltaico, sarà circa la metà, quindi 3,3 miliardi, a finire in mani straniere.

Ma dove prende lo Stato questi soldi? Dalle tasche degli italiani attraverso la bolletta della luce. Infatti, secondo l’elaborazione dell’Osservatorio Nomisma, una famiglia italiana media paga all’anno – per la voce oneri generali di sistema – circa 100 euro, oltre un quinto di quello che si spende in un anno per i consumi elettrici. Di quei 100, più di 50 servono a sostenere il fotovoltaico. Oltre la metà di questi andranno a società estere che hanno investito in Italia.

E qui il cerchio si chiude, con cittadini e aziende oppressi dai costi per la bolletta dell’energia elettrica (di cui il 20% è la spesa per le rinnovabili) che all’inizio, nel 2005, sono serviti a far espandere un sistema pulito per produrre energia elettrica e creare ricchezza nel Paese. Ma, una volta installati, in larga parte gli impianti di proprietà di aziende italiane sono stati rivenduti a fondi stranieri, con il risultato che i guadagni sono rimasti all’estero senza alcuna forma di reinvestimento mentre i costi sono tuttora in Italia sotto forma di una vera e propria tassa inserita nella bolletta elettrica.

«C’È stato un boom drogato – spiega il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli – che ha portato le imprese a scatenarsi nel settore beneficiando degli incentivi, tanto da far diventare l’Italia prima al mondo nel fotovoltaico con la produzione dell’8% del totale dell’energia elettrica e superando già nel 2015 gli obiettivi imposti dall’Unione europea per il 2020. Questo significa – aggiunge Tabarelli – una fuga in avanti del 50% che significa maggiori costi (quelli che le rinnovabili comportano) che paghiamo nelle bollette. Potevamo risparmiare almeno 3-4 miliardi ed elargirli nei prossimi anni: avremmo evitato di gonfiare troppo un settore che poi si è improvvisamente afflosciato».

Un'esplosione così grande da dover rivedere, passando per cinque modifiche al sistema del Conto Energia attraverso il quale vengono erogati gli incentivi, l’entità delle agevolazioni concesse. Questo ha provocato un arresto nella creazione di impianti, visto che, sottolinea il presidente di Nomisma «senza incentivi nessuno investe nel fotovoltaico». Avendo infatti fissato il tetto a 6,6 miliardi annui, raggiunto quel costo il sostegno pubblico a questa tecnologia si interrompe e chi vorrà costruire nuovi pannelli dovrà farlo senza agevolazioni.

Dall’installazione degli impianti gli incentivi vengono erogati per vent’anni, quindi solo mano a mano che quelli in essere andranno a scadenza, nuovi produttori potranno subentrare e beneficiare delle agevolazioni.

«La pioggia di incentivi ha favorito la speculazione dei cinesi, che sono i maggiori produttori di pannelli – fa notare Assoelettrica – . I cinesi alzarono i prezzi alle stelle approfittando del boom del mercato italiano. Ora, dopo lo stop ai contributi, i prezzi sono stati abbassati di tre volte». Fra l’altro, alla fine dell’ubriacatura fiscale, l’Italia si è trovata con molte aziende specializzate nell’installazione e pochissime imprese attive nella produzione di pannelli. Un altro regalo finito in mani straniere.

Ora, dopo la fine del Conto energia restano solo gli sgravi fiscali del 50% a chi installa pannelli fotovoltaici sui tetti delle proprie case. Mentre il conto da pagare ce lo troveremo ogni bimestre in tutte le nostre bollette per altri 16 anni.

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