Giovedì 25 Aprile 2024

Centri per l’impiego al rallentatore. "Ogni addetto trova 4 lavori l’anno"

Un decimo delle opportunità offerte dagli operatori privati

Lavoro

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Roma, 24 ottobre 2016 - Le ultime stime indicano in oltre un milione di persone i candidati che potrebbero presentarsi agli sportelli dei servizi per l’impiego per spendere il bonus ricollocazione. Ma, mentre gli operatori privati hanno messo a punto i piani e i processi di erogazione delle attività consulenziali previste secondo il modello delle nuove politiche attive, nei Centri per l’impiego pubblici lo stato dell’arte è quello di sempre. Pur con tutte le differenze di efficienza tra le diverse aree del Paese, anche i dati più recenti confermano che le strutture pubbliche di collocamento restano sempre in affanno rispetto a quelle private. Confrontando i due sistemi, si scopre che in media ogni addetto delle Agenzie per il lavoro riesce a trovare un’opportunità di impiego in un anno a 43 persone rispetto alle quattro alle quali riesce a procurarla ogni dipendente dei Centri per l’impiego.

Ma vediamo più in dettaglio i numeri. Gli ex uffici di collocamento pubblici, passati dalle province alle regioni, raggiungono i 550 sportelli sul territorio. Gli addetti che vi operano sono 8.429. I disoccupati avviati al lavoro attraverso questo circuito sono in un anno circa 33.414. Le Agenzie, invece, hanno una presenza che tocca le 2.606 filiali o sedi, con un numero di occupati diretti che arriva a oltre 10.740 unità. Il totale dei disoccupati ai quali è stata offerta un’occasione di lavoro ammonta a 465.939. Tirando le somme, dunque, ecco emergere il rapporto di 43 occupati a 4 per operatore, accennato prima.

Se queste sono le cifre, il rischio emerso in questi ultimi anni è che il rilevante gap di efficienza del pubblico nei confronti delle performance delle Agenzie private possa rappresentare una zavorra nell’avvio delle nuove politiche attive basate sulla ricollocazione, tanto più per l’atteggiamento di alcuni assessorati regionali al lavoro volto a blindare in chiave protezionistica le funzioni dei Centri per l’impiego, attribuendo a questi ultimi compiti esclusivi o propedeutici. Una via per tutelare impropriamente gli operatori dei centri stessi e principalmente di quelli meno efficienti, a danno della concorrenza e della creazione di una vera e propria rete unica dei fornitori di servizi per l’impiego, pubblici e privati.

«Insomma – spiega per esempio Stefano Scabbio, presidente di Assolavoro, l’associazione delle Agenzie – con le nuove politiche attive e l’assegno di ricollocazione si compie una rivoluzione copernicana, che pone al centro la persona, le sue specificità e le sue attitudini al lavoro». Attenzione agli ostacoli, però. «Per favorire i processi di ricollocazione è quanto mai opportuno evitare inutili complicazioni burocratiche – aggiunge – rendendo automatico, per esempio, l’accreditamento su base regionale per le Agenzie per il lavoro di tipo generalistico che per legge sono iscritte già in un apposito Albo presso il Ministero del Lavoro». Non solo. «I dati – conclude – nella disponibilità dei centri per l’impiego e relativi ai singoli candidati, inoltre, vanno condivisi con gli operatori privati, così da poter più agevolmente incrociare profilo dei singoli candidati e vacancies nelle imprese».

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