Lunedì 15 Aprile 2024

Farmaci innovativi, il valore della salute

Incontro a due voci tra Massimo Scaccabarozzi, Presidente Farmindustria, e Mario Melazzini, Direttore Aifa, oggi al Festival della Scienza Medica di Bologna

QN Economia, vetrina Farmaci&Salute

QN Economia, vetrina Farmaci&Salute

Bologna, 21 aprile 2017 – Il valore della salute e il prezzo dei farmaci è il titolo di un incontro a due voci tra Massimo Scaccabarozzi, Presidente Farmindustria, e Mario Melazzini, Direttore Aifa, in programma oggi, inizio alle ore 12.30, presso la Sala della Cultura di Palazzo Pepoli, via Castiglione 8 a Bologna, evento nell’ambito del Festival della Scienza Medica. Grazie a farmaci e vaccini viviamo meglio e più a lungo. C'è chi è arrivato a parlare di un vero e proprio Rinascimento della Ricerca per indicare gli straordinari progressi in atto nell’industria farmaceutica, che è arrivata a mettere a disposizione del servizio sanitario e della collettività medicinali innovativi, con terapie mirate dai tumori al diabete, dalla neuropsichiatria alle malattie infettive. Con risposte sempre più efficaci anche nella cardiologia (ictus, ipertensione, fibrillazione, malattia coronarica) così come nei campi dell’immunologia e delle malattie del sangue. Con un impatto positivo nella nostra economia.

Sempre più spesso il costo del farmaco innovativo genera risparmi nelle altre voci di bilancio del welfare, instaurando un circolo virtuoso, oltre a dare risposte a bisogni e disturbi orfani di trattamento. RIportiamo di seguito, su questi temi, il testo di un'intervista recente di Alessandro Malpelo a Massimo Scaccabarozzi sulle tecnologie farmaceutiche 4.0 pubblicato su QN Economia.

La punta di diamante dell’industria della salute targata Janssen si chiama «linea di produzione in continuo». È come l’ultimo modello della Formula 1 pronto al debutto sul circuito iridato. La multinazionale Johnson&Johnson ha visto crescere lo stabilimento con sede in Lazio e ha concentrato nella sede di Latina la produzione mondiale di molecole a elevato grado di specializzazione: antitumorali, antivirali per il trattamento delle infezioni (HIV, HCV), farmaci per la sclerosi multipla, e via di questo passo. Ne parliamo con Massimo Scaccabarozzi, amministratore delegato e presidente Janssen Italia, nonché presidente di Farmindustria.

Come può definire la rivoluzione in atto?

«Siamo un’azienda che accende speranze con uno tsunami di innovazione. Oncologia, ematologia, sistema nervoso centrale, immunologia, vogliamo colmare qui le necessità che ancora non sono soddisfatte».

E come siete arrivati a questo traguardo?

«Attraverso investimenti nella ricerca e con un modello che ci ha portati al punto in cui siamo. Il 98% di quello che produciamo in Italia viene esportato in oltre cento Paesi nel mondo».

Avete scommesso nei farmaci che si prendono per bocca, i più facili e immediati.

«E l’intuizione ci ha premiati. Janssen è arrivata a quattro miliardi di compresse l’anno, con una capacità disuperare i cinque miliardi. Avevamo visto tante realtà chiudere per spostarsi in aree dove il costo del lavoro è in teoria più basso. Noi in controtendenza eccoci qui, con una qualità superiore e grazie alle economie di scala produciamo eccellenze a costi inferiori».

In cosa consiste la novità dello stabilimento a ciclo continuo?

«È la prima volta che in campo farmaceutico viene installata una linea di tipo 4.0 caratterizzata da produzione in spazi contenuti, riduzione del 30% dei consumi di energia elettrica, controllo in tempo reale dei parametri chimico-fisici del processo, il sito di Latina si configura come green in termini di salvaguardia ambientale. È il primo almondo sviluppato da Ima, l’azienda emiliana leader mondiale nel settore».

L’impianto registra la genesi di ogni singolo pezzo di medicamento, filosofia smart e sistemi ciberfisici, chi ha contribuito alla ideazione?

«Per l’implementazione ci siamo avvalsi di chimici, ingegneri, processisti farmaceutici e del prezioso supporto di specialisti degli atenei di Roma Tor Vergata, della Rutgers University di Philadelfia e della Geent in Belgio».

Qualche esempio di molecole in produzione?

«Simeprevir, il nuovo farmaco per l’epatite C. Un inibitore della proteasi (darunavir) potenziato con cobicistat (nuova generazione) per il trattamento del virus HIV. Inizialmente la linea 4.0 sarà adibita alla produzione di antidolorifici postoperatori, per poi estendersi a un utilizzo sempre più ampio. Abbiamo farmaci per il tumore prostatico (Abiraterone), per il tumore del sangue (linfoma e mieloma) e per l’Aids. Produciamo farmaci storici per la psichiatria, antipsicotici, siamo presenti nel campo dell’Alzheimer, in dermatologia e in diabetologia così come negli Otc».

Quali numeri riassumono il vostro impegno?

«Negli ultimi cinque anni sono stati investiti 100 milioni di euro, il piano di sviluppo industriale prevede altri investimenti pari a 80 milioni di euro dal 2016 al 2021. L’incremento dell’occupazione è stata di 300 addetti, arrivando agli attuali 650 collaboratori. In occasione dei 40 anni in Italia di Janssen, l’azienda ha annunciato un fatturato cresciuto del 66% negli ultimi 9 anni, un valore economico prodotto di quasi 1 miliardo di euro di cui 208 milioni di Pil attivato, per cui oggi Janssen genera in Italia 2.300 posti di lavoro (1.062 diretti, 889 indiretti e 358 indotti). Il 25% del fatturato italiano deriva da farmaci immessi sul mercato negli ultimi sei anni».

L’Italia dei record ha un punto di forza nel campo farmaceutico. 

«In Italia a livello istituzionale il settore farmaceutico costituisce un elemento di forte traino all’economia del paese e contribuisce al Pil. Credo si sia capito quanto sono importanti le industrie farmaceutiche. Prima si facevano tagli indiscriminati, ora finalmente le istituzioni hanno compreso che occorre investire sui farmaci innovativi. C’è la volontà di collaborare con le istituzioni per assicurare la salute e al tempo stesso rendere sostenibile la spesa».

Intervista pubblicata su QN Quotidiano Nazionale - IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE

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