Sanatoria, minisconto per le multe. Si paga tutto tranne gli interessi

Decreto fiscale, Mattarella firma. Cartelle rottamate: 2 miliardi nel 2017

Multe

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Roma, 23 ottobre 2016 - MULTE escluse dalla sanatoria delle cartelle di Equitalia ma si potranno rottamare gli interessi, mentre le rate salgono a quattro. Confermati la riapertura della voluntary disclosure senza il forfait al 35% per regolarizzare il contante e l’addio a Equitalia dal primo luglio, assorbita dall’Agenzia delle Entrate come ente pubblico economico (AE-Riscossione). Sono le principali novità del decreto fiscale inviato al Quirinale, 18 articoli sudatissimi attesi da una settimana, al centro di una bufera politica e di perplessità dello stesso presidente Mattarella che ieri lo ha firmato. La sanatoria dei debiti con il fisco (chiamata «definizione agevolata») riguarderà le cartelle ricevute da Equitalia sulle imposte e sui contributi relative ai ruoli dal 2000 al 2015, cancellerà le sanzioni e gli interessi di mora. Bisognerà invece pagare l’aggio (che varia dal 3 all’8%) e le spese di notificazione della cartella.    PER QUANTO riguarda le multe stradali, la sanatoria sarà solo sugli interessi di mora mentre la multa vera e propria verrà esclusa da rottamazione e rate. Se la multa, pagata in ritardo, prevede aumenti dell’importo della sanzione questi resteranno. Esclusa anche l’Iva sull’importazione come le multe Ue e le sanzioni relative a sentenze penali. Non sarà più necessario il via libera entro 30 giorni dei Comuni, come previsto nella versione iniziale del decreto, ma resta un punto da chiarire riguardo le municipalità dove non riscuote Equitalia: qui, in teoria, i contribuenti dovrebbero pagare multa e interessi. Secondo gli esperti del settore, sanare le multe stradali rischia di non essere molto conveniente (soprattutto per multe alte scadute da poco).

Il fisco, in ogni caso, sarà inflessibile per chi non paga le rate previste, le paga in parte o ritardo: salta la rottamazione e tornano sanzioni e interessi delle vecchie cartelle. Ci saranno 90 giorni di tempo per aderire e poi si potrà pagare anche a rate (fino a 4), sono ammessi anche i contribuenti che abbiano già una rottamazione in corso mentre interessi e sanzioni già pagati non saranno restituiti. E c’è la norma anti furbetti: per beneficiare della sanatoria bisogna essere perfettamente in regola con tutti i pagamenti in scadenza tra il primo ottobre e fine anno. Inoltre, il contribuente deve rinunciare a portare avanti liti fiscali e, in cambio, sarà salvo dalle azioni esecutive come ganasce fiscali o pignoramento (non si fermano le operazioni già scattate). Via alla voluntary disclosure bis, cioè il rientro dei capitali detenuti all’estero: si riaprono i termini fino al 31 luglio 2017 per le violazioni commesse fino al 30 settembre 2016. Per quanto riguarda l’emersione del contante, non ci saranno flat tax, le somme saranno sottoposte all’aliquota Irpef progressiva. Per limitare l’alto rischio di riciclaggio, il contribuente dovrà dichiarare, sotto la propria responsabilità, la provenienza di beni e soldi emersi.   NELLA relazione illustrativa al decreto, si quantifica anche il maggior gettito stimato dalla sanatoria nei ruoli di pertinenza erariale, Inps e Inail: 2 miliardi nel 2017, 400 milioni nel 2018 e 300 milioni nel 2019. Gli incassi degli enti locali resteranno ai medesimi. Ma il decreto riscrive anche alcune procedure per potenziare la riscossione, il Fisco «cambia verso» per aumentare la fedeltà del contribuente riducendo omessi versamenti e frodi. Dal 2017, ad esempio, si accelerano i controlli automatizzati con la trasmissione trimestrale dei dati Iva. L’altra faccia del provvedimento è che lo Stato ci guadagna: la rottamazione, insieme con l’effetto degli interventi di potenziamento della riscossione, porterà ad un totale di 3,7 miliardi nel triennio 2017-2019 nelle vasse dello Stato. Un tassello importante delle coperture della manovra attesa in Parlamento domani o dopo.

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