Martedì 23 Aprile 2024

Censis, millenials in Ko economico

Il 50esimo rapporto sulla situazione sociale del Paese è impietoso: per la prima volta i figli sono più poveri dei genitori

Millenials, giovani, fidanzati: foto generica (Olycom)

Millenials, giovani, fidanzati: foto generica (Olycom)

Roma, 2 dicembre 2016 - Secondo il 50esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese c'è pochissimo da stare allegri: l'Italia vive una "prolungata e infeconda sospensione, dove le manovre pensate in affannata successione non hanno portato i risultati attesi".  Per questo, sempre stando al Censis, è nata una "seconda era del sommerso" che punta alla "ricerca di più redditi come arma di pura difesa". Il rapporto poi registra "il Ko economico dei millennials", che hanno un reddito del 15% inferiore alla media, ed evidenzia che per la prima volta i figli saranno più poveri dei genitori. Aumenta anche la "liquidità aggiuntiva" tenuta sotto il materasso, con il cash aumentato di 114 miliardi dal 2007, cifra pari al "Pil di un Paese come l'Ungheria".

L'ADDIO DI DE RITA - "Questo è il mio ultimo Rapporto - ha annunciato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita - il prossimo anno non sarò io a presentare il Rapporto del Censis". De Rita non ha però reso noto se resterà alla guida dell'istituto. Da poco il figlio Giorgio è diventato segretario generale del Censis.

PIANETA MILLENIALS - Il rapporto fruga anche sulle relazioni affettive dei giovani - definiti 'epicentro del sisma relazionale' - che il Censis testimonia essere sempre più temporanee, reversibili, asimmetriche.  Senza ideologismi o proclami, bensì attraverso scelte quotidiane, coloro che sono nati tra i primi anni '80 e i primi anni 2000 svuotano il senso sociale del matrimonio e radicano modalità innovative di relazionalità. I celibi e le nubili sono ormai l'80,6% dei millennials (erano il 71,4% solo dieci anni fa), mentre i coniugati sono il 19,1% (erano il 28,2%). Tra i celibi e i nubili gli assolutamente single sono il 39,7%, il 3,2% ha in corso più relazioni non impegnative e il 57,1% ha una relazione di coppia stabile pur non convivendo.

I comportamenti sono in linea con le convinzioni dei giovani, poiché in maggioranza non credono più nel matrimonio stile "fino a che morte non vi separi": il 53% vorrebbe modelli più flessibili di formalizzazione delle convivenze durature. In particolare, il 31% vorrebbe una semplificazione estrema delle modalità di accesso e uscita dal matrimonio, ben oltre il divorzio breve, mentre il 10,4% desidera un modello di unione che preveda un periodo di prova di due anni, al termine del quale poter decidere insieme se continuare o lasciarsi e l'8% vorrebbe modalità con periodi predeterminati di 5, 7 o 10 anni, al termine dei quali poter esercitare la facoltà di decidere se lasciarsi o restare insieme.  In ogni caso, la scelta di una convivenza stabile, con matrimonio o meno, è vista come una opzione impegnativa, che necessita di un lavoro stabile per il 71,9% dei giovani, di risparmi accantonati per il 49,9%, di aver convissuto per un pò di tempo con il partner per il 30,4% e di aver portato a termine gli studi per il 27,5% dei giovani.

CYBERBULLISMO - Il pericolo corre sul web. Insulti, foto compromettenti, minacce e maltrattamenti. Il 52,7% degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni nel 2016 ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei. La percentuale sale al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi più giovani, di 11-13 anni. Quasi un ragazzo su cinque (19,8%) è oggetto di questo tipo di soprusi almeno una volta al mese, eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%). Su internet sono le ragazze a essere oggetto in misura maggiore degli attacchi dei coetanei cybernauti (24,9%). Il 47,5% degli oltre 1.800 dirigenti scolastici interpellati dal Censis indica i luoghi di aggregazione giovanile come quelli in cui si verificano più frequentemente episodi di bullismo, poi il tragitto casa-scuola (34,6%) e le scuole (24,4%).

VOLANO I FALSI - Secondo l'ultima stima del Censis realizzata per il ministero dello Sviluppo Economico, nel 2015 il fatturato della contraffazione in Italia è pari a 6,9 miliardi di euro, in crescita del 4,4% rispetto al 2012. L'emersione nel mercato legale dei prodotti falsi comporterebbe un incremento della produzione interna pari a 18,6 miliardi, 100.515 unità di lavoro in più (circa il doppio di quelle generate dall'intera industria farmaceutica, ad esempio), un aumento del gettito fiscale (tra imposte dirette e indirette) di 5,7 miliardi. Così il Censis nel suo 50esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2016.

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