Martedì 23 Aprile 2024

Bpm e Banco Popolare, fusione storica

Dopo Verona, anche Milano approva il matrimonio tra i due istituti di credito

Giuseppe Castagna (a sinistra) e Pier Francesco Saviotti (Ansa)

Giuseppe Castagna (a sinistra) e Pier Francesco Saviotti (Ansa)

Milano, 15 ottobre 2016 -  Il momento è di quello storici. E a Milano, la piazza dove la suspance sull’esito del voto era più alta, l’entusiasmo della maggioranza dei soci misto a sollievo è evidente. Dopo quella del Banco Popolare anche l’assemblea di Bpm, riunita a Rho Fiera, ha votato sì alla fusione e alla trasformazione in spa. Con questo matrimonio il sistema del credito dà il calcio di inizio al risiko europeo e soprattutto mette le basi per la creazione del terzo gruppo nazionale con 4 milioni di clienti, 2.467 filiali, una quota di mercato a livello nazionale dell’8,2% e un presidio particolarmente forte in Lombardia, Veneto e Piemonte.

I votanti erano 10.198 votanti di cui 5.406 in proprio 425 rappresentanze legali. E il punto all’ordine del giorno è passato con 7.314 voti a favore. L’impressione è che il via libera del consiglio di gestione di ieri alla creazione della Fondazione Banca Popolare di Milano abbia rasserenato gli animi e tranquillizzato i soci pensionati aderenti al Patto per la Bpm e in parte anche quelli dell’Associazione Lisippo che avevano annunciato dura battaglia in sede assembleare.

La fotografia delle nozze è la seguente. Secondo quanto definito dal piano strategico il gruppo dovrebbe raggiungere nel 2019 un utile normalizzato di 1,1 miliardi e un rote del 9%, mentre il dividend payout dovrebbe attestarsi al 40%. L’integrazione determinerà inoltre sinergie a regime per 460 milioni, di cui 140 milioni per riduzione del personale attraverso circa 1.800 esuberi. Altri 110 milioni saranno risparmiati sui costi operativi, con la razionalizzazione delle duplicazioni di spesa, l’incremento del potere contrattuale e la riduzione del numero di filiali. Al centro delle strategie del nuovo gruppo ci sarà anche la riduzione dei crediti deteriorati che scenderanno di almeno 8 miliardi al 2019, in linea con le richieste pervenute dalla Bce.

Rispondendo alle critiche dei soci contrari in assemblea il ceo Giuseppe Castagna, prima del voto, ha sostenuto che il concambio è stato definito nel miglior momento possibile.

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