Migranti, Boeri insiste: "Ci regalano un punto di Pil"

Il presidente Inps: "Abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale". Calderoli: "Tolgono lavoro agli italiani"

Il presidente dell'Inps, Tito Boeri (Ansa)

Il presidente dell'Inps, Tito Boeri (Ansa)

Roma, 20 luglio 2017 - Tutti gli studi scientifici sull'impatto fiscale dell'immigrazione concludono che l'impatto è positivo. Parola di Tito Boeri, sentito in audizione alla Camera. Il presidente dell'Inps fornisce una gran messe di dati e considerazioni: gli immigrati ci 'regalano' un punto di Pil in contributi, è clandestino un lavoratore in nero su tre, la fuga degli italiani all'estero non è legata all'arrivo dei migranti, il gap salariale con gli italiani è del 15%. E ancora: non sono i bonus temporanei a cambiare la propensione degli italiani a riprodursi. 

Fioccano da subito le prime reazioni contrarie: il leghista Roberto Calderoli sostiene che "rubano lavoro agli italiani", mentre Deborah Bergamini per Forza Italia attacca con un ironico tweet: "Inps = Istituto nazionale di previdenza stranieri? No, perché a legger Boeri viene il dubbio...". Duto anche Matteo Salvini: "Gli immigrati ci pagano le pensioni... Gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare... Servono più immigrati". Tito Boeri, presidente dell'Inps, vive su Marte". Di avviso contrario, ovviamente, la senatrice dem Francesca Puglisi: "Al centrodestra la verità fa male. I dati diffusi da Boeri evidenziano un dato di fatto. Quando l'integrazione si concretizza, il migrante diventa fondamentale per la nostra economia. Salvini se ne faccia una ragione".

IL PUNTO DI PIL REGALATO - "Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni. Nonostante oggi l'attenzione sia concentrata sugli sbarchi crediamo sia importante dare conto del contributo importante che può dare l'inserimento degli stranieri nel nostro mercato del lavoro".  Inoltre "ogni anno i contributi a fondo perduto degli immigrati valgono circa 300 milioni di euro, che sono entrate aggiuntive per le casse dell'Inps. Il totale delle entrate che arriva dagli immigrati supera, seppur di poco, 1,2 miliardi di euro il totale delle uscite per l'immigrazione". 

LAVORATORI CLANDESTINI - Dalle ispezioni Inps 2013-2015 emerge che un lavoratore in nero su tre è clandestino. Boeri spiega che la regolarizzazione dei lavoratori immigrati porta a "un'emersione persistente nel tempo di lavoro altrimenti svolto in nero": dopo le sanatoria del 2002 del 2012, l'80% degli immigrati risulta contribuente alle casse dell'Inps anche cinque anni dopo la regolarizzazione. "Il confronto pubblico - afferma Boeri - dovrebbe incentrarsi su come inserire gli immigrati stabilmente nel nostro mercato del lavoro regolare. L'integrazione nel mercato del lavoro contribuirebbe anche a migliorare la percezione che gli italiani hanno degli immigrati".

FAME DI IMMIGRATI - "Proprio mentre aumenta tra la popolazione autoctona la percezione di un numero eccessivo di immigrati - assicura Boeri - abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale". Lo studio Inps ha portato alla stima di costi per oltre 37 miliardi nel 2040 in caso di un azzeramento dei permessi di lavoro per lavoratori stranieri. "Il nostro Paese - spiega Boeri - ha chiuso molti canali di ingresso regolare nel mercato del lavoro, mentre sta attraendo un crescente numero di rifugiati e immigrati irregolari", anche se è proprio l'immigrazione regolare che "contribuisce a finanziare il nostro sistema pensionistico". In particolare aiuta il fatto che gli immigrati che arrivano sono giovani, lontani dall'età della pensione, con l'80% dei nuovi permessi di soggiorno che è concesso a stranieri con meno di 35 anni. La quota degli under 25 che cominciano a contribuire all'Inps come dipendenti, poi, è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015.

ITALIANI IN FUGA - "Mentre i migranti che entrano nel mercato del lavoro sono nella maggior parte dei casi a bassa qualifica, la quota degli italiani non laureati che sceglie di emigrare per motivi economici è dimezzata tra il 2007 e 2015", sottolinea Boeri. "Sembra difficile perciò ipotizzare che la fuga dei giovani del nostro Paese possa essere dovuta alla competizione sul mercato del lavoro con gli immigrati". Boeri ha poi sottolineato che "i lavoratori immigrati regolarizzati con le sanatorie non hanno sottratto opportunità ai loro colleghi (italiani, ndr). Le analisi evidenziano che la probabilità di separarsi da un'impresa per i colleghi degli emersi è pari al 42% e se il numero di emersi cresce questa probabilità aumenta solo del'1%. L'effetto di spiazzamento è dunque molto piccolo e riguarda unicamente i lavoratori con qualifiche basse. Non ci sono invece effetti per i lavoratori più qualificati né in termini di opportunitàdi impiego né di salario".