Giovedì 18 Aprile 2024

Bitcoin, debutto tiepido al più grande mercato dei future

Prima volta della criptovaluta al Cme Group. Restano però i dubbi su una possibile bolla. La Danimarca lancia l'allerta, la Francia porterà il dossier al tavolo del G20

Uno sportello automatico di bitcoin a Hong Kong (Afp)

Uno sportello automatico di bitcoin a Hong Kong (Afp)

Roma, 18 dicembre 2017 - L’entusiasmo per la seconda ondata di future sui bitcoin non è stato quello della prima volta (poco più di una settimana fa al Coboe Global Market di Chicago). Il bis, questa volta sulla piattaforma del Cme Group, il più grande operatore di derivati al mondo, è stato tiepido: il prezzo s'impenna fino a 20.650 dollari, poi cala a 18.345 dollari, per poi risalire un poco. Un andamento simile al prezzo del bitcoin che, dopo una mattinata in altalena, si è attestato sotto i 19mila dollari. I volumi di trading dei futures su Cme e Cboe sono stati finora modesti: sulla piattaforma ci Cme sono stati negoziati un totale di 751 contratti, ciascuno dei quali per cinque bitcoin, con un prezzo a 18.970 dollari per contratto, per un valore nozionale complessivo di circa 70 milioni di dollari. Dal debutto dei sui contratti, il 10 dicembre, ne sono stati scambiati quasi 4.000. I futures Cboe non riguardando bitcoin reali ma titoli che registreranno il prezzo del bitcoin su Gemini, uno dei più grandi scambi di BTC al mondo.

Si tratta di strumenti derivati, in genere utilizzati soprattutto per le commodities come l'oro o il petrolio, e che consentono di scommettere sul ribasso della criptovaluta investendo short (allo scoperto). Motivo per cui secondo alcuni operatori potrebbe contribuire a far scoppiare la bolla dei bitcoin con un crollo delle quotazioni. D’altra parte, il debutto dei future contribuisce a dare un’aurea di legittimità alla controversa criptomoneta rendendo più appetibile il mercato agli investitori istituzionali.

Fatto sta che l’interesse cresce. Le spuculazioni pure. E, dunque, si moltiplicano gli allarmi delle istituzioni. Al coro si è unita la banca centrale danese che ha messo in guardia gli investotori dal buttarsi nella scommessa pericolosa di "una bolla fuori controllo" per poi lamentarsi con ni regolatori se le cose vanno male. E di regole ne vuole chiedere la Francia che, ha annunciato, porterà il dossier bitcoin sul tavolo del G20.

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Intanto, si continuano a fare i conti in tasca a chi ha estratto bitcoin agli esordi della criptomoneta, quando valeva pochi centesimi di dollaro. Non c’è dubbio che il più ricco sia l’inventore dei bitcoin, il misterioso Satoshi Nakamoto, pseudonimo dietro al quale non si è mai scoperto chi si nasconda (una persona sola?). Ha provato a fare due conti un esperto argentino di blockchain, Sergio Demian Lerner: ha stimato che Nakamoto abbia generato 980.000 bitcoin. Calcolatrice alla mano, al picco raggiunto dalla criptovaluta (19.700) sarebbe una fortuna pari a 19,3 miliardi di dollari. Abbastanza per portare il papà dei bitcoin in 44esima piazza nella classifica dei più ricchi al mondo stilata da Forbes. 

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