Venerdì 19 Aprile 2024

Banche venete, Intesa: "Contratto salta se il decreto avrà problemi"

Banca Italia conferma la cessione di una parte di Veneto Banca e Popolare di Vicenza e nomina i commissari liquidatori. Per entrambi gli istituti c'è Fabrizio Viola. Gentiloni: "Chi ha fatto i danni pagherà"

Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo (Ansa)

Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo (Ansa)

Milano, 26 giugno 2017 - Prosegue l'operazione di salvataggio delle banche venete. Dopo l'approvazione del decreto da parte del consiglio dei ministri, la Banca d'Italia ha confermato l'avvenuta cessione di una parte di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza a Banca Intesa annunciando anche la nomina dei commissari liquidatori. Per entrambi gli istituti di credito c'è l'ex amministratore delegato di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola. Per Popolare Vincenza i commissari sono: Claudio Ferrario, Giustino Di Cecco e Fabrizio Viola. Per Veneto Banca sono: Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e Fabrizio Viola.

Intanto, in una nota, Intesa Sanpaolo spiega che il suo intervento "permette di evitare i gravi riflessi sociali che sarebbero altrimenti derivati dalla procedura di liquidazione coatta amministrativa delle due banche, salvaguardando l'occupazione, i risparmi di 2 milioni di famiglie e l'attività di circa 200mila imprese finanziate". Tuttavia specifica che l'acquisizione  - al prezzo simbolico di un euro - di "certe attività e passività e certi rapporti giuridici" delle due banche venete include una clausola risolutiva. Tale clausola prevede "l'inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l'operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge".

Bankitalia ha ribadito quali attività Intesa Sanpaolo si è impegnata rilevare e quali lascerà alla cosiddetta "bad bank" pubblica. Dal perimetro della cessione, sono esclusi, tra l'altro, "i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute) e ulteriori attività e passività delle Banche in liquidazione, come specificate nel contratto di cessione". "Sono altresì esclusi i diritti degli azionisti, gli strumenti di capitale (computabili e non nei fondi propri) e le passività subordinate". 

Rientrano invece nel perimetro, il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia e Banca Nuova, in Sec Servizi, in Servizi Bancari  e, subordinatamente all'ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia e Albania, e riguarda in particolare: crediti in bonis diversi da quelli ad alto rischio per circa 26,1 miliardi di euro: attività finanziarie per circa 8,9 miliardi di euro; attività fiscali per circa 1,9 miliardi di euro; debiti verso clientela per circa 25,8 miliardi di euro;- obbligazioni senior per circa 11,8 miliardi di euro; raccolta indiretta per circa 23 miliardi di euro, di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito; circa 900 sportelli in Italia e circa 60 all'estero, inclusa la rete di filiali in Romania; circa 9.960 persone in Italia e circa 880 all'estero. 

Intesa Sanpaolo stanzierà 60 milioni di euro "a titolo di ristoro per i piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate emesse dalle due banche" che "includono un importo come proprio intervento in aggiunta alla quota parte prevista del contributo del sistema bancario". Il consigliere delegato e ceo dell'istituto, Carlo Messina', ha sottolineato che l'operazione "consentira' di mettere in sicurezza oltre 50 miliardi di risparmi affidati alle due banche e di tutelare 2 milioni di clienti, di cui 200.000 aziende operanti in aree tra le più dinamiche del Paese. Oltre a ciò, l'integrazione delle due banche e del relativo personale sarà gestita senza licenziamenti ma solo attraverso uscite volontarie". Messina ha ricordato che si tratta di "due istituti ormai in condizione di dissesto conclamato il cui costo per Intesa Sp, unito a quello sopportato per la crisi delle 4 banche locali dell'autunno 2015, è stato pari a oltre 1,5 miliardi euro". 

GENTILONI - Sul salvataggio della banche venete è intervenuto anche il premier Paolo Gentiloni. "Ho sentito parlare di regalo ai banchieri, chi fa questo discorso fa cattiva propaganda", ha detto il presidente del Consiglio rimarcando che un governo serio deve "farsi carico dei problemi che possono interessare imprese o banche. Sarebbe singolare il contrario". "Sappiamo quali sono le difficoltà di queste due banche, naturalmente deve pagare chi è responsabile del dissesto ma non è questo il compito del governo - ha spiegato -. Abbiamo deciso di destinare 5 dei 20 miliardi del decreto banche varato a dicembre all'intervento per le banche venete, mi auguro poi che la gestione dei crediti deteriorati in larghissima parte consenta di recuperare in tutto o in parte nei prossimio anni, questo dipenderà dalla qualità della gestione dei crediti e dall'andamento della nostra economia".

BANKITALIA - Parole alle quali fanno eco quella della Bance d'Italia. "E' sbagliato dire che lo Stato ci perde. Forse ci guadagna, e se ci perde è in maniera ridotta e quindi capace di sopportarlo - ha detto infatti il vice dg Fabio Panetta -. I 4,8 miliardi di esborso di cassa torneranno indietro con la vendita degli attivi. Lo Stato non ci perde, anticipa una somma e aspetta il rientro". I 17 miliardi circolati "è una cifra che non esiste" e comprende garanzie che non saranno attivate. Secondo Panetta, invece, la liquidazione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza è stata "un'operazione necessaria inevitabile, condotta in tempi rapidissimi, che nella sua struttura avrà costi limitati per lo Stato e che ha evitato shock al sistema finanziario e all'economia reale". 

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