Giovedì 25 Aprile 2024

E Vendola fa infuriare la Camusso

Elena G. Polidori ROMA LA SCOMMESSA, che la Cgil conta di vincere, è di portare in piazza, oggi a Roma, più di un milione di persone. E a questi numeri far seguire è l'ipotesi un annuncio dirompente: quello dello sciopero generale. A svelare questo intento è stato ieri prima Nichi Vendola («sarà annunciato lo sciopero che in Italia non si fa da 26 anni perché c'è una precarietà dilagante, è prevedibile che il conflitto sociale si intensifichi, lo sciopero è maturo») e poco dopo anche da Maurizio Landini, leader Fiom: «Abbiamo già detto che la manifestazione è l'inizio di una mobilitazione che arriverà fino allo sciopero generale». UN DUETTO che, però, non è piaciuto alla leader Cgil, Susanna Camusso. Che pur confermando che oggi, dal palco, il sindacato farà «le sue proposte» ha risposto piccata a Vendola: «Sullo sciopero decidiamo da soli, non inseguiamo il dibattito tra partiti; spero che il governo ci ascolti al di là dei numeri». L'annuncio dello sciopero contro il governo e le sue politiche sul lavoro potrebbe però piovere come un macigno sulla kermesse renziana della Leopolda dove mancherà quasi tutta la sinistra del partito, in piazza invece con la Cgil. Ci saranno da Epifani a Civati, passando per Cuperlo, Fassina, Pollastrini, Gotor, Bindi, Damiano, ma anche Cofferati e Bertinotti. «Sono stato eletto nel Pd con un programma che difendeva lo Statuto dei lavoratori ha spiegato ieri proprio Pippo Civati che oggi questo stesso partito dica che bisogna abolire l'articolo 18, che decidono solo gli imprenditori, mi sembra una lesione profonda». Di sicuro, dunque, questa parte critica del Nazareno ascolterà con le proprie orecchie l'annuncio di uno sciopero generale che ieri ha convinto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a lanciare un appello alla ragionevolezza del sindacato: «Questo non è il momento degli scontri». Appello a cui si sono uniti anche i giovani di Confindustria, con il presidente Marco Gay: «Invece di scendere in piazza, collaboriamo per difendere il lavoro». Comunque, sarà una manifestazione dove conteranno soprattutto i numeri: «Ci conteranno uno a uno ha detto proprio la Camusso certa di avere chiamato i suoi «a una sfida esplicita che verrà misurata».