Giovedì 18 Aprile 2024

"Guerra alle droghe sintetiche". L’altro fronte di Mr. legalizzazione

Della Vedova, autore del progetto di legge sull’uso della cannabis

Benedetto Della Vedova (Imagoeconomica)

Benedetto Della Vedova (Imagoeconomica)

Roma, 27 luglio 2015 - «UN NEMICO assoluto e letale, da combattere con ogni mezzo».

Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri e promotore della legge per la legalizzazione della cannabis, dichiara guerra a ecstasy e droghe sintetiche. «Rafforzare il contrasto e la prevenzione, dirottando risorse risparmiate dalla repressione alle droghe leggere» è secondo lui la strategia più razionale. Al netto dell’emotività e della demagogia che, da sempre, minano il dibattito italiano sul tema.

Il manager del locale di Riccione dove un 16enne è morto per colpa di una pasticca si è dimesso, lanciando un grido d’allarme: non ci sono abbastanza strumenti legislativi. È così?

«Gli strumenti repressivi e di contrasto ci sono, ma vanno rafforzati. Partendo, ad esempio, dal potenziamento della classificazione delle nuove sostanze. E cioè dal sistema d’allerta rapido europeo che individua le nuove molecole sintetizzate, le quali vengono poi inserite nella tabella delle sostanze proibite secondo la legge 309 sulla droga. Solo nel 2014 sono state censite 101 nuove sostanze, erano 80 nel 2013, fino al 2009 non superavano le 20 all’anno. Numeri che evidenziano un mercato complicato e in continua evoluzione».

E poi c’è il web, dove vengono vendute indiscriminatamente sostanze difficili da controllare...

«Bisogna aumentare l’attività repressiva su Internet, che è un mercato in espansione. Ma anche andando alla fonte: ad esempio, stringendo accordi con i Paesi asiatici come Cina e India, per bloccare all’origine il traffico di sostanze. E, poi, sono fondamentali le campagne di sensibilizzazione e dissuasione: bisogna far capire bene ai giovani che si tratta di veleni che possono essere letali al primo uso, anche perché si tratta di sostanze non controllate».

Si invocano più controlli anche nei locali, ma le forze dell’ordine non abbondano certo di risorse...

«Uno degli obiettivi del disegno di legge sulla cannabis è proprio quello di regolamentarne il consumo per liberare risorse da concentrare sul contrasto delle droghe pesanti. Inoltre, una parte dei proventi della tassazione sarebbe destinato a un fondo per le campagne di prevenzione».

Non si rischia di incentivare in generale il consumo di droghe?

«La cannabis va regolata ma, comunque, disincentivata. Renderla legale significa anche isolare il consumo delle droghe pesanti, un male assoluto che va combattuto senza nessun tipo di attenuante. Se tutto è illegale, passa il concetto che tutte le droghe sono uguali. Ma non è così. Dunque, bisogna separare nettamente i mercati».

Il dibattito si riaccende, sempre, sull’onda dell’emotività dopo qualche evento tragico.

«Il tema va affrontato dal punto di vista tecnico-scientifico. Penso che nell’opinione pubblica e in Parlamento ci sia un ampia convergenza su questo».

Il disegno di legge sulla cannabis a che punto è?

«È già stato presentato alla Camera con 220 firme di deputati. Contiamo di far partire l’esame in Commissione dopo l’estate».