Giovedì 18 Aprile 2024

Droga, il rituale della tribù. Giovani abituati a eccedere

Tentazioni in disco: il 14% prende le pasticche

Droga, lo sballo tra i ragazzi

Droga, lo sballo tra i ragazzi

Roma, 26 luglio 2015 - LA CRONACA delle ultime settimane, in primis la morte del ragazzo di sedici anni di Città di Castello, ha mostrato ancora una volta quanto lo sballo, nella sua forma più pericolosa e autodistruttiva, possa produrre effetti devastanti anche tra giovanissimi. Droga e alcol vengono spesso assunti contemporaneamente. Effetti devastanti in entrambi i casi. A leggere i risultati dell’Osservatorio tempo reale di Ipr Marketing appare tutta la problematicità di questo fenomeno, la sua notevole diffusione, ma soprattutto l’assenza di qualsiasi forma di prevenzione, sociale e culturale. Tra i giovani italiani che hanno dai 16 ai 25 anni uno su due dichiara di avere sperimentato una ‘situazione-limite’ di recente. Tra gli under 25, l’abitudine di bere è certamente la più diffusa delle condotte: il 65% ammette di assumere superalcolici almeno due volte a settimana. Un comportamento che, periodicamente, porta alla perdita del controllo: il 55% dei ragazzi ricorda di essersi preso almeno una sbronza negli ultimi due anni. Questa cifra, all’apparenza sostenibile visto l’intervallo di tempo, segnala in realtà due pericoli: la crescente assuefazione, con l’innalzamento della soglia di tollerabilità degli eccessi; e la scarsa attendibilità nella valutazione da parte dei giovani delle proprie condizioni psicofisiche, con tutte le conseguenze che ciò può comportare sulla sicurezza propria e altrui.

UNA FORTISSIMA molla verso l’assunzione di superalcolici è rappresentata dalle dinamiche di gruppo. Chi eccede, solo in minima parte – uno su quattro – lo fa in solitudine: l’abuso si nutre della convivialità e ne amplifica a sua volta gli effetti. Tra le caratteristiche dello sballo, tipica è anche la volontà di raggiungerlo il più rapidamente possibile: per questo la scelta dello strumento cade su quello più efficace, i superalcolici, preferiti in larga misura al vino e alla birra. I luoghi in cui si sperimenta l’eccesso sono quelli dello svago: in due casi su tre le discoteche. Il discorso sulle droghe impone delle distinzioni. Se le droghe leggere sono sperimentate da una quantità significativa di giovani – il 57% dichiara di averle consumate nell’ultimo anno, il 23% lo fa abitualmente – anche in solitudine, le sostanze stupefacenti di tipo sintetico proliferano invece in una dimensione collettiva, legata alla musica. Tra i giovani intervistati da Ipr, il 23% ha dichiarato di avere fatto uso almeno una volta di queste sostanze, il 14% di assumerle abitualmente. Diversamente dall’alcol e dalle droghe leggere, le pasticche inducono spesso stati di paura e angoscia: il 60% dei consumatori, infatti, ha dichiarato di avere accusato disturbi gravi in occasione di almeno un’assunzione, al punto di arrivare a temere per la propria vita. Ma questo non è stato sufficiente per non "riprovare lo sballo sintetico". Il fatto che il 75% di chi sperimenta queste sostanze lo faccia in discoteca, dovrebbe indurre i gestori di questi spazi a individuare possibili soluzioni per proteggere i clienti e tutelare se stessi dalla micidiale stretta polemica tra innocentisti e colpevolisti. Anche in considerazione del fatto che sono gli stessi ragazzi, 9 su 10, a lamentare come nei locali citati non esista alcuna forma di controllo e di repressione di comportamenti pericolosi. Più che a demonizzazioni fuorvianti delle attività ricreative, la conoscenza dei contorni del fenomeno dovrebbe portare a un maggiore ascolto dei diretti interessati, i ragazzi, accanto al lavoro di sensibilizzazione di chi gestisce i loro momenti ricreativi.

INFINE, se il 77% dei giovani è contrario all’ipotesi che le discoteche in cui avviene il consumo di droghe possano essere chiuse dall’autorità giudiziaria, l’opinione cambia completamente se a rispondere sono i genitori: l’81% sarebbe favorevole a un provvedimento di chiusura delle strutture in cui si assumono liberamente droghe. Questa differenza di opinione potrebbe rappresentare il classico conflitto tra figli e genitori, ma probabilmente è qualcosa di più complesso e rappresenta l’indicatore che né i giovani né gli adulti hanno compreso l’entità e la pericolosità del fenomeno. Al contempo da molti anni questa problematica non è in cima all’agenda delle politiche giovanili da parte di tutti gli ultimi governi che si sono succeduti. Speriamo che non sia il frutto della spending review.