Martedì 23 Aprile 2024

"Non deve succedere mai più". Il grido di dolore della madre

"Serve un'inchiesta per capire cosa è successo quella maledetta sera"

Giorgia Benusiglio (Newpress)

Giorgia Benusiglio (Newpress)

"MIO FIGLIO in questo momento è ricoverato con il pericolo che debba fare un trapianto di fegato, dopo che è stato in una discoteca di Riccione e ha preso l’Mdma. Ha 17 anni. Ha capito la lezione, ma non sarà una passeggiata comunque finirà. Lo devono sapere, i ragazzi, che cosa può succedere. Basta una sola volta". È un grido di dolore, ma anche di allarme e di altruismo, quello della mamma del ragazzo comasco. Lei non si stacca dalla camera dove è ricoverato il figlio, all’ospedale di Bergamo. La preoccupazione per il ragazzo, come è naturale. Ma anche quella per chi può correre lo stesso rischio. "Si deve indagare. Io voglio rimanere nell’anonimato per tutelare mio figlio, voglio dedicare a lui tutte le mie energie. Ma voglio anche che non accada ad altri giovani, che altri si trovino nella medesima situazione e soffrano come lui. Per questo ho capito, anche parlando con Giorgia, che era fondamentale aprirmi. Bisogna fare qualcosa. Non so bene come, ma sono sicura che le persone competenti sapranno affrontare il problema. E poi conto molto su Giorgia". GIORGIA è Giorgia Benusiglio (nella foto), la giovane milanese che dopo avere vissuto, nel 1999, il viaggio dalla vita alla morte e ritorno per mezza pastiglia di ecstasy assunta in una discoteca di Desenzano, da dieci anni è impegnata senza tregua nella prevenzione alle sostanze stupefacenti e ai comportamenti devianti con gli incontri nelle scuole. Ha una pagina Facebook: Giorgia Benusiglio prevenzione droghe. Ha appreso del nuovo dramma leggendo la pagina della Fondazione Ema Pesciolinorosso. Ha scritto al fondatore, il suo amico Gianpietro Ghidini, chiedendo un contatto con la signora.

"C’È STATA – dice Giorgia – una rete collaborativa importante fra me la Fondazione, che mi ha dato la possibilità di mettermi in contatto. La signora sapeva della mia esperienza e si è aperta con me. Quello che mi spaventa è che possa succedere a qualcun altro. Senza criminalizzare la discoteca Cocoricò, viene da pensare che sia in circolazione qualcosa che danneggia i ragazzi. È il caso di indagare a tappeto a Riccione, Rimini e dintorni. Fuori dalle discoteche, perché è ovvio che chi porta la droga arriva in auto. Al Cocoricò non si imputa niente. Ma è chiaro che da quelle parti si aggira uno spacciatore che sta vendendo, magari anche inconsapevolmente, droga tagliata con sostanze che possono rivelarsi letali. Al di là del fatto che l’Mdma è di per sé uno stupefacente molto dannoso".