"Fiumi di droga al Cocoricò". Ecstasy killer, parla il pusher

Sentito dai pm il ragazzo che ha venduto la dose a Lamberto. La storia di chi invece è riuscito a uscire dal tunnel della droga (leggi l'intervista)

Una pasticca di ecstasy (Olycom)

Una pasticca di ecstasy (Olycom)

Rimini, 31 luglio 2015 - ESILE, più piccolo dei suoi 19 anni, il volto tirato, schiacciato da un peso più grande di lui. Appare così, all’uscita del doppio interrogatorio, condotto dal pm Elisa Milocco e dal gip Vinicio Cantarini, Tommaso Calderini, il 19enne di Città di Castello, il pusher accusato di aver dato la droga mortale a Lamberto Lucaccioni, il minorenne deceduto dopo aver assunto mdma al Cocoricò. Fuori dall’aula del tribunale di Rimini ad aspettarlo ci sono i genitori, stravolti e distrutti dal dolore.

Difeso dagli avvocati Gianni ed Eugenio Zaganelli, lo studente umbro ha ricostruito quella maledetta serata tra il 18 e 19 luglio a Riccione, ribadendo la prima dichiarazione fatta ai carabinieri.  "Il ragazzo ha collaborato con gli inquirenti e ha confermato tutto. Dentro al locale lui aveva acquistato della droga, ma l’aveva presa per sé. È stato Lamberto a chiedergli un’altra dose, dopo che ne aveva già comprata insieme ai suoi due amici minorenni, una prima parte a Città di Castello", ha spiegato il suo legale.   IL GIOVANE, descritto dall’avvocato come "un bravo ragazzo, il migliore della classe, caduto nella droga da 4 mesi", avrebbe anche aggiunto che Lamberto "non era in stato di alterazione", ma che era sudato ed euforico «come tutti noi, felice di essere al Cocoricò". I due ragazzi si sarebbero visti l’ultima volta alle due, al momento del passaggio della droga, poi lo studente indagato non avrebbe più saputo nulla di Lamberto. Né tanto meno se il sedicenne avesse condiviso con altri quel supplemento di ecstasy. Ha detto però di averlo visto andare via con altro giovane (che Tommaso conosce di vista e che sarà sentito). Solo verso le 4 del mattino conoscenti comuni gli avevano riferito che il sedicenne si era sentito male e che era stato portato fuori. Ma nell’interrogatorio il giovane umbro avrebbe anche detto che al Cocco c’era stato diverse volte e in tutte le occasioni non avrebbe mai avuto difficoltà a trovare la droga. 

"ALL’INTERNO te ne offrono di tutti i tipi e di tutti i generi, non esiste alcun controllo", avrebbe aggiunto. Sullo spacciatore che, sotto la Piramide, gli ha venduto la dose data poi a Lamberto, lo studente umbro avrebbe confermato di non conoscere il suo nome e che era "muscoloso, italiano, meridionale di origine, sui 26 anni, con un canottiera nera" e che sarebbe in grado di riconoscerlo. E avrebbe anche fornito indicazioni utili per identificare quello di Città di Castello, il ragazzo che gli aveva venduto la prima dose. Non un pusher straniero, ma un italiano. L’interrogatorio di Tommaso è durato per più di un’ora e mezza nell’aula del tribunale di Rimini. Poi, accompagnato dai suoi legali e dai genitori, Tommaso è tornato a casa, nella sua Città di Castello. I giudici non hanno chiesto per lui misure restrittive più forti, dopo che pochi giorni fa gli era stato imposto dal gip l’obbligo di dimora e il divieto di uscire dalle 22 alle 7 di mattina. "Bisognerebbe che facesse lavori socialmente utili", ha chiuso l’avvocato Zaganelli.