Venerdì 19 Aprile 2024

Ennio Doris, un Highlander tra le banche. "Con Mediolanum ne resteranno poche"

"Il modello che ha funzionato per secoli non funziona più"

Ennio Doris (Imagoeconomica)

Ennio Doris (Imagoeconomica)

Milano, 4 maggio 2016 - Nella vita per avere successo bisogna pedalare tanto e in salita. Lo sa bene Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum. Non solo perché il ciclismo per lui, cresciuto tra Bartali e Coppi, è qualcosa di più di una passione. Tanto da aver presentato il suo secondo libro su questo sport (Campioni miei – storie di uomini e ciclisti visti e raccontati da un grande appassionato) scritto con Pier Augusto Stagi. Doris non si perderà neppure una tappa anche del prossimo Giro dove Mediolanum sponsorizza la Maglia Azzurra, quella del Gran Premio della Montagna. "Una scelta – spiega – motivata dal fatto che se da un lato in salita si va più piano, come avviene nei momenti di crisi economica, dall’altro è proprio in queste occasioni che si tira fuori la forza e si vince".

La sua occasione qual è stata? "Devo essere grato alla provvidenza che a dieci anni mi ha fatto ammalare di nefrite. Per la malattia, non potendo andare a lavorare in campagna, ho frequentato le medie e, grazie ai buoni voti e alle borse di studio, ragioneria". Così arriva il posto in banca a San Martino di Luperi vicino a Tombolo, dove è nato nel luglio del 1940. I clienti erano per lo più commercianti di bestiame e già allora, anticipando quel che sarebbe stato il modello Mediolanum, Doris li incontrava anche fuori dagli orari di sportello. Persino la domenica, dopo la Messa. Smessi per un anno e mezzo i panni del bancario per gestire una piccola azienda metalmeccanica - siamo nel 1969 – comincia l’attività di promotore. 

Quando le è venuta l’idea di Mediolanum? "Una sera ho conosciuto un falegname che voleva affidarmi 10 milioni di lire. Allora a noi dicevano: siete i medici del risparmio. Ma potevamo collocare solo i fondi. A quel falegname sarebbe servita una polizza infortuni malattia. Mi sono detto: che cavolo di medico del risparmio sono se non ho a disposizione tutte le medicine? Ho capito che avrei voluto avere successo non perché sarei stato bravo a vendere qualcosa ma perchè utile alle persone. Anche se, pensai, nel proporre un’idea del genere mi prendono per pazzo".

Eppure ci è riuscito... "Grazie all’esperienza in Dival, del gruppo Ras, avevo messo insieme il know how in tutte e tre i settori della consulenza: bancaria, assicurativa e finanziaria. E lavorando come un matto avevo guadagnato moltissimo; ma prima di riuscire a concretizzare questo progetto sarebbero serviti anni". Invece, e siamo al 1981, gli anni si accorciano grazie al mitico incontro sulla piazzetta di Portofino con Silvio Berlusconi («Non lo conoscevo ma avevo letto su Capital il suo invito ad andare a trovarlo a chi volesse fare l’imprenditore») che sarà da allora amico e socio di Doris in Mediolanum. 

Presidente, arriviamo al giugno del 1997 quando nasce Banca Mediolanum. "Si ricorda la battaglia di Waterloo? Uno degli errori di Napoleone fu far scegliere il terreno a Wellington. Allo stesso modo pensai che confrontarmi con banche che avevano cinque secoli di vita e occupato il territorio con le filiali che allora costavano tantissimo sarebbe stato un errore. Negli Stati Uniti avevo visto le prime applicazioni per il trading online. Ero certo che nel futuro, al posto di aprirle, le filiali sarebbero state chiuse. Siamo partiti, utilizzando prima di Internet il canale telefonico con il vantaggio di una struttura snella e con bassi costi".

Qualche altra esperienza suggerita da Waterloo? "Quella che bisogna saper comunicare ed essere in mezzo all’esercito. Ecco perché abbiamo sviluppato, primi in Italia, la tv aziendale e io, ancora oggi, sono in mezzo ai miei clienti partecipando agli eventi più importanti su un totale di 10mila che facciamo all’anno. Ma, sempre riferendomi a Napoleone, non si può vincere contro tutti. Per la gestione dei risparmi, abbiamo stretto accordi con i più importanti operatori internazionali da BlackRock a Jp Morgan".

Perché si parla tanto della crisi della banche? "Perché il modello che ha funzionato per secoli non funziona più. Sono venute a mancare le due principali fonti di reddito: il differenziale sui tassi e le commissioni sui servizi. Tutte le banche si sono buttate sulla gestione del risparmio. Qualche tempo fa un articolo del Financial Times prospettava che fra vent’anni dalle attuali 20mila banche analogiche resteranno solo alcune dozzine digitali. Non so se andrà davvero così; ma se in futuro in Italia ci saranno solo dieci banche, una sarà senz’altro Mediolanum che ha costruito per prima questo modello innovativo. Però nessuna persona sana di mente si cura con una visita online. Per questo resterà la figura del consulente capace di rispondere, dai mutui alla carta di credito, dal conto corrente agli investimenti, alle esigenze del cliente. Il nostro consulente globale è il family banker. un direttore di banca e un promotore insieme".

La crisi delle banche è diventata in Italia una crisi di sistema. "Va assolutamente risolta con tutti gli strumenti possibili, a cominciare dal fondo Atlante a cui abbiamo partecipato con 50 milioni. Altrimenti la crisi economica che ha determinato quella delle banche, con l’aumento delle sofferenze, rischia di riaccendersie. E’ sufficiente vedere quel che ha provocato, dal calo di fiducia dei risparmiatori alla caduta dei titoli in Borsa, il mancato rimborso dei 328 milioni di obbligazioni subordinate. Mi viene in mente quel che dissi a un consulente del governo Bush due giorni dopo la decisione di far fallire la Lehman Brothers: state commettendo un errore tragico. Si visto quel che è successo dopo...". 

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