"Io in Olanda con la carrozzina". Marco, 12 anni, batte la burocrazia

È tetraplegico: trova accompagnatore, ospitalità e va in gita scolastica

Marco con i compagni (ANGELINI-ANDREA)

Marco con i compagni (ANGELINI-ANDREA)

BELFORTE ALL’ISAURO (Pesaro-Urbino), 24 APRILE 2016 - MARCO non ha mai mollato il suo sogno. E alla fine, grazie anche alla passione per lo sport, il dodicenne, costretto in carrozzina dalla distrofia muscolare di cui soffre dalla nascita, è riuscito nel suo intento: partecipare a un gemellaggio nei Paesi Bassi con i suoi compagni di classe. Addirittura la regina Beatrice d’Olanda ha voluto rendere omaggio a lui e alla sua forza di volontà mettendogli a disposizione un pullman attrezzato per permettergli di partecipare alle uscite insieme con gli altri studenti della media Evangelista da Piandimeleto.  Eppure Marco Schiaratura ha faticato e non poco per andare nei Paesi bassi. «Quando è tornato da scuola raccontandomi della possibilità di uno scambio culturale in Olanda – racconta la madre Michela Mauri –, era veramente entusiasta: aveva annusato la possibilità di diventare parte di quel programma e non intendeva mollare la presa. La distrofia compromette irrimediabilmente i tessuti muscolari di Marco, ma la sua mente formula idee, opinioni, immaginazione».    COSÌ, dopo aver ricevuto dalla scuola delle rassicurazioni sul poter partecipare al progetto, Marco ospita a casa il suo ‘gemello’ olandese. Tutto regolare. Solo che, quando si avvicina la data della partenza per l’Olanda, iniziano le difficoltà logistiche nell’accoglienza del ragazzino disabile: «La sistemazione immaginata per Marco – continua la mamma – doveva consistere in un hotel in prossimità del college di Emmen, cittadina olandese. Il trattamento economico richiesto era quattro volte quello di qualsiasi altro studente. Era inoltre necessaria una figura che assistesse mio figlio durante tutto il soggiorno fornito dalla famiglia e, una volta giunti a destinazione, non era stato previsto alcun tipo di trasporto adatto alle sue esigenze. Servivano soluzioni».  È in questo momento che a Marco viene in mente che uno dei motivi per cui vorrebbe visitare i Paesi bassi è che proprio gli olandesi sono campioni di weelchair hockey, uno sport simile all’hockey ma giocato in carrozzina, del quale il dodicenne è un grande appassionato, nonché giocatore. «Individuate le squadre di weelchair hockey presenti ad Emmen – spiega Mauri –, iniziamo a scrivere un numero imprecisato di mail e a fare tutta una serie di telefonate. Grazie a una di queste conosciamo Teun Tol, dirigente di una squadra di wheelchair hockey il quale, senza nemmeno conoscerci, si offre di aiutarci. Intanto Cemeta Besnik, amico di famiglia, che già in passato si è occupato di Marco, accoglie con entusiasmo la possibilità di fare da accompagnatore a mio figlio in quest’esperienza olandese».   A POCHI giorni dalla partenza la svolta decisiva: «Grazie alle conoscenze di Tol troviamo Hebl e sua moglie Bea, proprietari di una fattoria dove la squadra locale ospita i giocatori di wheelchair hockey, che ci offrono un alloggio perfettamente accessibile, un’auto attrezzata e una disponibilità più unica che rara, alla cifra simbolica di 100 euro».  Ecco la famiglia olandese che, con premura, si prenderà cura di Marco e del suo accompagnatore. Lo scambio culturale ora è veramente accessibile e finalmente si realizza. Da un abbozzo di integrazione ad un progetto di totale inclusione che si corona, appena arrivati nei Paesi Bassi. Un ultima battuta però la mamma di Marco la tiene in serbo per ringraziare tutti coloro che si sono spesi per aiutare suo figlio: «Quest’avventura ha innescato una rete di relazioni virtuose, buone pratiche reali oltre ogni definizione d’ufficio che mi piacerebbe potessero diventare in futuro una chiave di lettura per le eventuali situazioni di disagio dentro il mondo della scuola»