Mercoledì 24 Aprile 2024

Dimissioni Marino, le reazioni. Salvini twitta: "Finalmente, ora tocca a Renzi"

Le reazioni sulle dimissioni del sindaco Marino sono quasi univoche: felici a destra, sollevate a sinistra. 5Stelle, Di Battista assicura: "Non mi candiderò a sindaco"

Roma, 8 ottobre 2015 - Il più veloce, col click di twitter, sembra essere stato Matteo Salvini: troppo succosa la notizia delle dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma. Ma altri commenti seguono a raffica.

E su Facebook Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato leghista, rincara: "Fermi tutti: mi dimetto da sindaco di Roma. No anzi mi dimetto ma sapendo che ho venti giorni per ripensarci e rimanere al mio posto. Magari ci ripenso...'. Mi pare che il povero Marino sia in stato confusionale. Chiamate un'ambulanza al Campidoglio, presto...". 

RUTELLI - Sempre su Twitter l'ex sindaco Francesco Ruterlli, in questi tempi particolarmente severo con Marino: "Dimissioni del sindaco di Roma: la conclusione tristemente inevitabile".

SEL APPREZZA - "Le dimissioni di Marino sono un atto responsabile che apprezziamo", dice a caldo il segretario romano di Sel Paolo Cento. "Ora - ha aggiunto - al lavoro per non riconsegnare la città alla destra e offrire ai romani un governo di rottura con cricche e potentati e capace di risolvere i problemi dei romani dai rifiuti al trasporto pubblico".

BRUNETTA ESULTA - "Ignazio Marino si è dimesso. Finalmente Roma è libera. Libera da un sindaco incompetente e inadeguato, libera da un'amministrazione che non ha saputo governare la Capitale d'Italia, libera da un Partito democratico, lacerato da guerre intestine, che soprattutto in questi ultimi mesi ha avuto come solo e unico squallido obiettivo quello di mantenere il potere a discapito dei cittadini romani", scrive in una nota Renato Brunetta. "Renzi come presidente del Consiglio, Alfano come ministro dell'Interno dopo la vicenda di Mafia Capitale, e Orfini come commissario del Pd capitolino, hanno fallito, e hanno trascinato stancamente una situazione paradossale e insostenibile - aggiunge l'esponente forzista - Questa triste pagina doveva già esser storia e invece ci ritroviamo a qualche settimana dall'inizio del Giubileo straordinario della misericordia, indetto da Papa Francesco, con una città completamente allo sbando e senza una guida chiara e forte".

FASSINA - "Le dimissioni di Ignazio Marino da Sindaco di Roma sono un atto di responsabilità dopo le contraddizioni emerse sulle sue spese di rappresentanza. È triste assistere all'uscita di scena per tali vicende di chi, in un contesto finanziario e politico difficilissimo, ha guidato un'amministrazione che aveva incominciato a aggredire malaffare e potenti rendite agganciate alle attività del Comune", commentano Stefano Fassina e Monica Gregori. "È, invece, insostenibile il Pd di Roma, prima colpito da Mafia Capitale, poi chiuso nello scontro tra segreteria nazionale del partito e commissario del Pd di Roma, uno scontro giocato sulla pelle della città nella fase cruciale della preparazione del Giubileo - aggiungono - Per rispondere ai profondi problemi morali, economici e politici di Roma è necessario dare protagonismo alle diffuse energie presenti nelle esperienze di associazionismo, volontariato, civismo e cultura, nelle rappresentanze economiche e sociali e nelle amministrazioni dei Municipi. Avvieremo nei prossimi giorni una serie di iniziative di incontro e di confronto a partire dalle periferie di Roma. È necessario e urgente preparare un progetto di governo per la Capitale in alternativa al Pd".

SABELLA - "Marino sta bene - ha detto all'uscita del Campidoglio l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella -. Ha appena incontrato i suoi collaboratori. Ed è stato anche un momento divertente di ricordi belli di questi anni vissuti in Campidoglio".

DI BATTISTA E 5STELLE - "Sindaco, sindaco!", è stato il coro che oggi alla Camera ha accolto Alessandro Di Battista e Roberta Lombardi, due delle tre "star" romane del Movimento 5 stelle in Parlamento (la terza è Paola Taverna) all'assemblea di tutti i "portavoce" M5s romani in Parlamento, in Consiglio comunale e nei consigli municipali. Ma era più che altro un gioco: nel giorno delle dimissioni di Ignazio Marino, il M5s per ora non pensa a candidare un big. Non è un segreto che, secondo i sondaggisti, Di Battista darebbe una marcia in più al M5s, se si candidasse alla poltrona di sindaco. Ma la regola del Movimento è sempre l'assoluto divieto di saltare da un incarico elettivo a un altro. Di Battista giura di non essere pentito di aver ripetuto all'infinito che non farà il candidato sindaco: "Non ho mai avuto quell'ambizione", dice. In realtà chi lo conosce bene racconta che lui il sindaco lo farebbe, le regole le farebbe saltare "ma solo se me lo chiedesse tutto il movimento, compresi Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio". "Posizione ragionevole, ma questa richiesta non verrà - taglia corto Lombardi - perché abbiamo costruito l'immagine del Movimento 5 stelle sulla credibilità. Se candidassimo Alessandro ci gioveremmo della sua popolarità ma partirebbe una campagna mediatica per distruggerci: quindi la deroga non ci può essere".