Giovedì 18 Aprile 2024

Diga di Mosul, Caracciolo (Limes): "Se non si ripara catastrofe biblica"

Per la missione è stata incaricata la Trevi di Cesena, azienda leader in fondazioni speciali e consolidamento dei terreni

La diga di Mosul (Ansa)

La diga di Mosul (Ansa)

Cesena, 14 marzo 2016 - La missione: mettere in sicurezza la diga di Mosul, in Iraq. Una missione impegnativa - e pericolosa - quella che si prepara ad affrontare la Trevi di Cesena, azienda leader in fondazioni speciali e consolidamento dei terreni. Il contratto – che vale 273 milioni – è stato firmato all’inizio di marzo. "L’aggiudicazione - aveva comunicato l’azienda - fa seguito a una gara internazionale dell’ottobre 2015, che ha seguito una procedura d’urgenza per via della situazione critica della diga".

"Se non la ripariamo, sarà una catastrofe biblica", l’allarme esplicito lanciato da Lucio Caracciolo in una sala affollata di Pordenone, il direttore di Limes doveva rispondere a una domanda molto impegnativa, "Terza guerra mondiale?", l’interrogativo è stato rilanciato dall’ultimo numero della sua rivista. "Si parla poco di questa diga - ha denunciato Caracciolo, dedicando al caso una parentesi preoccupata -. Se non la riparassimo, ci sarebbero milioni di morti e la stessa città di Baghdad finirebbe sott’acqua. Quindi sistemarla è assolutamente vitale. L’Italia manderà 488 soldati a difendere i lavori della Trevi, esattamente a 13 chilometri in linea d’aria dai confini dello stato islamico". Ha chiuso infine il direttore di Limes: "Quando un nostro esponente è andato nella parte curda dell’Iraq a chiedere cosa pensassero di questa nostra iniziativa, la risposta del capo è stata: benissimo, metteremo tre cordoni di peshmerga attorno ai vostri soldati. Questo vi fa capire la complessità dell’operazione che stiamo per affrontare".