Delrio e il Natale con la sua tribù. "Se Matteo mi lascerà libero..."

Il sottosegretario: tutto dipende dal Consiglio dei ministri il 24

Graziano Delrio (s) arriva al Quirinale per il giuramento da ministro per gli Affari regionali, Roma, 28 aprile 2013. ANSA/ GUIDO MONTANI

Graziano Delrio (s) arriva al Quirinale per il giuramento da ministro per gli Affari regionali, Roma, 28 aprile 2013. ANSA/ GUIDO MONTANI

Reggio Emilia, 21 dicembre 2014 - Alla cena della vigilia in casa Delrio ci saranno tutti, l’unica incognita è il padrone di casa. I nove figli – da Manuele a Giovanni, in rigoroso ordine di apparizione su questa terra – e poi una truppa di amici e parenti. «Saremo un numero imprecisato superiore sicuramente a 15», allarga le braccia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E lo dice con un misto di orgoglio e preoccupazione. L’orgoglio, ça va sans dire. La preoccupazione invece è figlia del renzismo. Perché quest’anno a rischiare il cenone natalizio è proprio lui, Graziano Delrio. A Roma c’è il governo, convocato la vigiilia. A Reggio, oltre la numerosa famiglia, a tavola l’aspetterebbe il tradizionale salmone alla brace, sacro piatto della tribù. La cottura è un compito rigorosamente assegnato da tradizione al pater familias. Ma stavolta i tempi sono impossibili. Prima del salmone viene il premier.

Con ordine, allora. La trama è quella cara a decine di film americani. Il padre lontano che tenta di tornare alla cena della giornata del Ringraziamento nonostante tutto congiuri contro: treni, aerei, banditi, poliziotti, avventure. Un road movie, insomma.

Qui però è colpa di Renzi. Ha fissato un Consiglio dei ministri il 24 dicembre.

«La vigilia, certo. Ma qui si lavora e si fanno le feste nei giorni festivi, come d’altronde fanno tutti gli italiani...».

Va bene, però quel giorno. Suvvia, c’è la cena della vigilia...

«Ecco, la cena. Spero davvero di essere a casa a Reggio Emilia per cena. Perché poi raduno tutti in famiglia, da noi».

Figli, parenti....

«Tutti. Io, mia moglie, i figli, le morose e i morosi, i nipoti... Tutti in casa con noi».

Ammesso che Renzi le conceda di arrivare prima dell’amaro, qualcuno dovrà aver cucinato nel frattempo.

«Una volta cucinavo anche io, da qualche tempo un po’ meno... E stavolta forse non potrò per niente. A Natale di solito preparo io il grande salmone alla brace».

Toccherà passare il testimone a un figlio. Come fanno in America con il taglio del tacchino ripieno...

«No no, assolutamente, i figli meglio di no! Diciamo che il grande salmone è meglio che a questo punto lo prepari mia moglie».

Peccato di sfiducia... Dopo cena tutti a messa?

«Alla messa di mezzanotte, ovvio. Sempre che io ce la faccia».

Confessi, si addormenta.

«Divento anziano! E poi mi sveglio molto presto, alle 6 sono già in attività. Oltretutto in questa vigilia, con il Consiglio dei ministri, alla fine arriverò a casa tardi di sicuro. Sarà una giornata molto impegnativa. Al massimo, se non ce la faccio a mezzanotte, andrò a messa il giorno di Natale».

Stessa chiesa e stesso sacerdote?

«La parrocchia di San Pellegrino da don Giuseppe Dossetti junior. Assolutamente sì. Non perderò mai il legame con le persone, con il mio quartiere e con la mia città. Sono ammalato di Reggio. E quando torno la cerco, non me ne posso separare. La lontananza non fa che accrescere il legame con la mia città».

Colpa della politica. Vede, impegna anche a Natale...

«La politica assorbe. I nostri ritmi di lavoro sono molto serrati, ma questo vale per tutti gli italiani. Bisogna poi ritagliarsi dei giorni di pausa. Io credo molto nelle feste, sono spazi di sosta che fanno bene anche al nostro pensiero».

Quindi si sarà preparato. Anche con i regali.

«Alt, sono un disastro in questo: sono quello dell’ultimo minuto dell’ultimo giorno nel negozio che sta chiudendo. E quest’anno sarà davvero difficilissimo visto che arriverò dal Consiglio dei ministri».

Certo che prendere anche i regali per i nove figli sempre all’ultimo minuto...

«Per fortuna mia moglie mi aiuta molto. Ci pensa lei. Come ci pensava anche prima che fossi al governo. Io davvero sono allergico ai regali».

Natale, il presepe.... Ha visto? È messo in discussione anche in alcune scuole.

«A casa nostra il presepe si fa. Io ritengo sia un errore questa interpretazione della laicità e del laicismo. Non c’è da vergognarsi del presepe, non è un simbolo di violenza, ma di pace e dialogo».

La spiegazione di chi si oppone è che il presepe viene evitato per rispetto del multiculturalismo.

«Ma anche i musulmani venerano la santità di Maria e Gesù. Non trovo nulla di preoccupante nel presepe. Negarlo è una forma di laicismo sbagliato, fra l’altro dal punto di vista culturale. E poi la religione cattolica è prevalente nella nostra nazione. Non capisco quale sia l’offesa espressa dal presepe. Ripeto, è un simbolo di pace, non di violenza».

Per lei il Natale ha un significato prettamente religioso?

«Ha un significato religioso, e quindi di pace, di armonia, di buona notizia. Sono convinto che questo annuncio possa diventare veramente vissuto se, come politico, mi impegno a cambiare le condizioni di vita delle persone più disagiate».

Un invito a Renzi. Bisogna richiamarvi subito al lavoro.

«Sinceramente Natale e Santo Stefano spero di passarli a casa. Anche se non sappiamo ancora se il 26 dovremo vederci come governo per lavorare».

Se le lasciano un paio di giorni di vacanze, ha già pronta una lettura per le feste?

«Sì, ho comprato il libro di un economista americano che spiega come rendere semplici le cose complicate. Per esempio spiega come semplificare le sovrapposizioni legislative».

Torniamo ai regali: scommetto che quello per Renzi l’ha già comprato.

«No, no, assolutamente. Le ho detto, sono quello dell’ultimo minuto. E prima devo prendere il regalo per mia moglie».