Mercoledì 24 Aprile 2024

Danni collaterali

COLLATERAL damages, danni collaterali. L’Intelligence Targeting Guide dell’US Air Force li definisce così: danni non intenzionali o incidentali su strutture, personale, equipaggiamenti civili. Ora non c’è dubbio che le bombe sull’ospedale di Medici Senza Frontiere rientrino nella categoria. Ma non c’è nemmeno dubbio che se gli americani e i loro alleati non fossero soggetti alla sindrome del tutti a casa, Kunduz non sarebbe stata riconquistata dai talebani. E dunque non ci sarebbe stata la controffensiva delle truppe di Kabul. L’aviazione americana non sarebbe intervenuta e non avrebbe bombardato. E invece questo atroce episodio assume una rilevanza simbolica. La Nato si avvia a una storica sconfitta. E quando dico Nato, dico gli Stati Uniti con i loro 68mila soldati. Al loro fianco gli alleati, anche gli italiani, con 32mila. Li obbligava l’articolo 5 del patto atlantico: l’aggressione a uno dei membri comporta una reazione collettiva. Ebbene, questa reazione è stata mal concepita e peggio condotta. Perché se è vero che in Afghanistan non ha mai vinto nessuno, non gli inglesi nell’Ottocento, non i sovietici nel secolo scorso, è altrettanto vero che la strategia adottata è stata disastrosa. La colpa primaria è di Rumsfeld, segretario alla Difesa di Bush, che rispolverò la sciagurata escalation del Vietnam.

 

OBAMA ha altre colpe. Ha ridotto della metà le sue truppe. E ha annunciato a ripetizione l’intenzione di ritirarsi a prescindere. Sembra non avere imparato nulla dall’Iraq: il vuoto di potere è deleterio. In Iraq è stato occupato dall’Iran e dall’Isis. Per alcuni l’Afghanistan ricorda di più il Vietnam. È possibile. Finirà come in Vietnam? È probabile. I regolari di Kabul sono inefficaci. Ci saranno dunque altri interventi dell’aviazione americana vista la contrarietà a ordinare boots on the ground. E altri danni collaterali. Come in luglio: uccisi 10 soldati afgani. O in settembre: uccisi 11 agenti del narcotraffico. O i funerali e i matrimoni scambiati dall’alto per guerriglieri in marcia. Ma prima o poi i talebani torneranno da dove erano stati cacciati. In 14 anni ci sono stati 360mila morti. Al 96 per cento vittime dei talebani. Ma basta quel 4 per cento a perdere il consenso della popolazione.