Giovedì 25 Aprile 2024

La reazione all'assedio

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TUTTO era già scritto fin dal 2004. Il teorico del sangue ad ogni costo è Abu Bakr Naji, un qaedista di spicco che prima di mettersi al servizio del sedicente Califfo Abu Bakr al Baghdadi era stato il capo della propaganda con Osama Bin Laden. Nel suo libro intitolato «Gestione della violenza» si legge testualmente: «Creare e gestire risentimento e terrore per moltiplicare le opportunità di reclutamento a lungo termine». E ora, aggiungiamo noi, per dimostrare che l’Isis è ancora vivo e in grado di colpire dappertutto da Istanbul al Bangladesh. Dopo l’eliminazione di 250 uomini in nero 50 chilometri a ovest di Fallujah, la peggiore ecatombe di guerrieri in armi suoi fedeli, dopo aver perso la città che nell’immaginario collettivo iracheno e in genere del mondo musulmano era il simbolo della resistenza all’occupazione americana, l’autonominato Califfo aveva necessità di una dimostrazione di forza e di efficienza. Come sempre negli ultimi mesi ha scelto un soft target, ossia un obiettivo facile, ma redditizio, un bar pasticceria nel quartiere diplomatico Gulshan di Dacca, poco distante dal luogo nel quale fu ucciso Cesare Tavella e dall’ambasciata italiana.

COME LA STRAGE all’aeroporto di Istanbul, l’attacco è la reazione alle sconfitte incassate in Siria, soprattutto per mano delle milizie curde dello Ypg alleate con combattenti tribali sunniti, in Iraq e in Libia. Purtroppo questi sono i canoni della guerra asimmetrica, il conflitto nel quale i successi militari sono puntualmente controbilanciati dalle stragi che è impossibile evitare. Nessun apparato statale è in grado di difendersi dalla furia del terrore che può scatenarsi in ogni momento e in ogni posto. Nessuno Stato ha forze dell’ordine sufficienti per sorvegliare nemmeno i «Lupi solitari» che si sono già rivelati, come ha spiegato il capo degli analisti del Centro di Studi Internazionali Gabriele Iacovino. Per la Francia il limite massimo è di tremila estremisti già noti alla polizia e ai servizi segreti. In attesa che la guerra contro l’Isis sia definitivamente vinta, come avverrà, non resta che affidarsi all’abilità degli uomini dell’intelligence e alla speranza, purtroppo esile, che i politici che guidano i Paesi colpiti capiscano che occorre fare davvero fronte comune in questa guerra planetaria dichiarata da altri che i loro popoli pagano con il sangue.