Giovedì 18 Aprile 2024

Parigi, pittori e prostitute. Ecco i capolavori da non perdere

Due mostre, una al Musée du Luxembourg e l'altra al d'Orsay dedicate ai capolavori di Sette e Ottocento in un viaggio nell'atmosfera erotica di un tempo

Olympia, Edouard Manet

Olympia, Edouard Manet

Parigi, 29 dicembre 2015 - La storia ci insegna che il Settecento fu il secolo dei Lumi, quello in cui la ragione prevaleva sul sentimento, dando impulso alla ricerca scientifica e a profondi mutamenti economici e politici. Ci dice anche che l'Ottocento fu invece Romatico, con un ritorno alla natura e alle inquietudini interiori, il secolo del trionfo della borghesia. Ma è con le immagini tramandate dai pittori e dagli illustratori che si colgono quelle rivoluzioni dei costumi che annunciano l'arrivo di nuove epoche, mostrando noi stessi, uomini e donne del XXI secolo,  in uno specchio che ci deforma appena un po'. Ormai affrancati dalla Chiesa e dalle immagini di devozione, gli artisti scoprono a poco a poco la vita di tutti i giorni carpendo quei mutamenti e quelle caratteristiche che oggi ci permettono di ricostruire passaggi importanti: importanti perché ci hanno portato ad essere quelli che siamo. Due mostre distinte a Parigi hanno focalizzato l'attenzione sull'evoluzione dei rapporti amorosi, siano questi familiari, carnali o a pagamento.

Eccolo, allora, 'Fragonnard amoreux, galant e libertin' al Musée du Luxembourg, che racconta i vizi e i piaceri spensierati dell'aristrocrazia pre-rivoluzione, che entra nei budoirs e descrive feste galanti, dove giochi falsamente naif ci portano nell'atmosfera erotica di un mondo leggero in cui la galanteria è diventata sinonimo di libertinaggio e dove sesso e amore hanno preso strade separate. Non che il Setteceno sia stato un secolo più depravato di quelli che li hanno preceduti, semplicemente non aveva  più bisogno di nasconderlo. Anzi, i vizi privati erano ostentati, quasi sfoggiati con orgoglio e Fragonnard, al servizio di un'aristocrazia effimera e in declino, faceva i suoi guadagni dipingendo usi e costumi di quella società. Però quelle donne di cui lui ci tramanda le immagini, così falsamente pudiche, non subiscono più le attenzioni particolari della concupiscenza maschile, bensì ne sono partecipi, consapevoli del loro potere erotico da cui nasce un reciproco scambio di voluttà. Segno di altri cambiamenti che arriveranno dopo pochi decenni.

Poco lontano, sulle rive della Senna, il Museo d'Orsay lancia lo sguardo sull'Ottocento e sulla metamorfosi di quei costumi in piena epoca borghese. 'Splendori e miserie. Immagini della prostituzione, 1850-1910', ci mostra un altro spaccato di quelle rivoluzioni dei costumi che hanno condotto ai giorni nostri. Da Picasso a Toulouse-Lautrec, da Van Gogh a Cezanne, da Degas a Manet: una lunga serie di capolavori dell'arte ci accompagnano nei locali e nei bordelli parigini, ma anche sui suoi boulevard, dove si mescolano donne cosiddette oneste a prostitute ufficiali, clandestine o occasionali. Molte di queste opere ritraggono momenti del giorno e della sera che niente sembra abbiano a che fare con le mondane e con il grande sviluppo che la loro 'attività' ebbe nella seconda parte dell'Ottocento. Ma esistono dei segni, dei codici da decifrare che danno una luce diversa a dipinti famosi. Codici che noi non conosciamo, ma che i curatori della mostra ci aiutano a decifrare. Così il tirar appena su una gonna, come le calze colorate erano segnali precisi. In più solo le donne di strada frequentavano i 'Café' e  nello stesso tempo tutte coloro che vediamo fumare o bere sono certamente delle prostitute.

Prima, agli inizi dell'Ottocento, i pittori alludevano al sesso inserendo i nudi femminili nelle storie mitologiche o nei lontani Paesi d'oriente. Il modificarsi dei costumi nei decenni successivi fa sì che il mondo della prostituzione diventi per gli artisti una fonte di ispirazione costante. Il modo di abbigliarsi delle donne di strada, le loro espressioni, i movimenti del corpo, attirano i loro sguardi e permettono loro di usare una tavolozza diversa, di liberarsi dai codici accademici vecchi di secoli. Che sia con  'La Prune' di Manet o con 'L'Absinthe' di Degas, con 'Natale al bordello' di Munch o con 'La donna malinconica' di Picasso, ogni volta entriamo in una dimensione sociale e storica che solo l'arte ci può restituire.

Ma se molte di loro vivevano le miserie delle 'case chiuse', dell' abbrutimento e della sifilide, altre, le cortigiane, influenzarono il gusto e la moda, avevano amicizie altolocate e raggiungevano stati sociali invidiabili, come Madame Valtesse de La Bigne, nata da padre sconosciuto con il nome di Lucie Emilie Delabigne.  Lei rovinerà diversi uomini, diventerà proprietaria di una abitazione lussuosa su più piani nel centro di Parigi, sarà l'amante di Courbet e Zola, il quale si ispirerà a lei per la sua celebre Nana; alla fine riuscirà ad essere  l'immagine della donna moderna.

Ma il simbolo del mondo in cambiamento e del sovvertimento delle regole sociali è senza dubbio la fredda Olympia. Nata dal pennello di Manet si mostra nuda su un letto disfatto dove occhieggia un gatto nero, mentre una servitrice di colore le consegna un mazzo di fiori. La sua immagine fu considerata così provocante da essere rifiutata al Salone del 1865, mentre la sua parente più prossima, la Venere di Urbino di Tiziano, che certo meno provocante non era, era sempre stata guardata con occhio accondiscendente e benevolo. Tutto sta, forse, in quella mano sinistra sul pube che la Venere di Urbino apre in un gesto di accoglienza, mentre Olympia lascia scivolare sulla coscia sinistra, come a protezione della sua sessualità.  E' il segno della consapevolezza e della modernità che apre le porte alla futura rivoluzione dei costumi.

'Splendori e miserie. Immagini della prostituzione 1850-1910' è aperta fino al 17 gennaio 'Fragonard amoreux, galant et libertin' si può visitare fino al 24 gennaio