Giovedì 18 Aprile 2024

Gustloff, il naufragio dimenticato

Il transatlantico tedesco fu affondato da un sottomarino sovietico: morirono oltre 9000 persone

Gustloff, il transatlantico tedesco affondato dai russi

Gustloff, il transatlantico tedesco affondato dai russi

E' STATO il naufragio più grave da quando l’uomo ha iniziato a solcare i mari, eppure è del tutto ignoto al grande pubblico. Ricorrono, oggi, gli 80 anni dal varo del Wilhelm Gustloff, il transatlantico germanico che, affondato da un sottomarino sovietico, portò con sé, negli abissi del Mar Baltico, 9.400 profughi tedeschi, tra i quali 5000 bambini. Un numero di vittime mai eguagliato, sei volte superiore a quello del Titanic, che ne contò “appena” 1.500. Era il 5 maggio del 1937, quando la marina del Terzo Reich inaugurò, nel porto di Amburgo, la nave ammiraglia del Kraft durch Freude (Forza attraverso la Gioia) un programma ispirato all’Opera Nazionale Dopolavoro italiana. Il KdF forniva, a basso costo, alle masse popolari, concerti, escursioni, vacanze, corsi e altre attività solitamente riservate alle classi più abbienti. La Gustloff era la nave più sfarzosa della flotta e fu battezzata col nome del capo del nazionalsocialismo svizzero, assassinato, l’anno prima, da uno studente ebreo.    DAL ’39, il transatlantico, con livrea bianca, prestò servizio come nave ospedale; poi venne riverniciato di grigio e ormeggiato a Gdynia, nella baia di Danzica, come caserma galleggiante per la Kriegsmarine. Nel gennaio ‘45, la Germania è ormai sconfitta; di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, un numero incalcolabile di civili fugge terrorizzato dalla Prussia orientale verso occidente. Per portare in salvo, nella Danimarca occupata, due milioni di profughi tedeschi, Karl Dönitz progettò l’operazione Hannibal, la più grande evacuazione marittima della storia. L’avanzare dei sovietici comportava, infatti, terribili violenze sui civili, basti ricordare i 2 milioni di donne tedesche stuprate dai soldati di Stalin. La Gustloff fu, quindi, frettolosamente rimessa in navigazione e, nonostante la capienza massima di 1.800 persone, ne imbarcò più di 10.600, stipate all’inverosimile. La notte era buia, il mare in tempesta e la nave dovette accendere le luci. Fu così avvistata dal sommergibile russo S-13 comandato dal 32enne capitano Alexsandr Marinesko. Pur dopo una ricognizione ravvicinata, Marinesko ordinò il lancio di quattro siluri, di cui tre andarono a segno. Almeno metà dei viaggianti venne uccisa dalle esplosioni, l’altra metà, presa dal panico, cercò, invano, di utilizzare le scialuppe, bloccate dal gelo. La nave di scorta Löwe salvò un migliaio di passeggeri, ma gli altri morirono assiderati dopo essersi gettati fuori bordo, o affondarono, con la nave, in meno di un’ora. Hitler decretò tre giorni di lutto nazionale ed ebbe parole di fuoco per il comandante nemico.    ALL’EPOCA, Marinesko si trovava sotto inchiesta della Corte marziale sovietica per la sua dedizione all’alcol e alle donne. Forse, con l’affondamento di una nave così grossa, sperava di essersi “redento” agli occhi dei superiori, tanto che chiese la qualifica di Eroe dell’URSS. Gli fu concesso solo l’Ordine della Bandiera Rossa nonostante il record di tonnellaggio nemico affondato. Non si pentì mai dell’affondamento del Gustloff. Dopo la guerra fu degradato e congedato per il suo alcolismo; nel ’48 trovò lavoro presso l’Istituto Trasfusioni di Leningrado, ma fu poi mandato tre anni in Siberia per malversazioni. Nel ’60 fu reintegrato in marina e gli venne concessa la pensione; morì di cancro nel ‘63. Nel 1990, Mikhail Gorbaciov lo ha riabilitato concedendogli, postumo, l’agognato titolo di Eroe. La tragedia del Gustloff è - ogni tanto - dibattuta tra Germania e Russia, ma il resto del mondo l’ha dimenticata. Certo è che, se sul suo fumaiolo non avesse campeggiato la svastica, a quelle vittime, oggi, sarebbe tributata una diversa memoria.